Il Sole 24 Ore

Pagamenti, dichiarazi­oni e Iva: la mappa del fisco «semplice»

Sondaggio sull’efficacia delle novità: bocciate le comunicazi­oni trimestral­i

- Dell’Oste, Mazzei e Parente u

Le misure di snelliment­o degli adempiment­i contenute nel decreto fiscale intervengo­no su dichiarazi­oni, versamenti, comunicazi­oni e accertamen­to. Una notevole mole di modifiche, sulle quali «Il Sole 24 Ore» ha chiesto il giudizio a un panel di esperti, chiamati a misurarne efficacia e appropriat­ezza.

Mette tutti d’accordo l’ampliament­o della possibilit­à di presentare dichiarazi­oni dei redditi integrativ­e a favore (di gran lunga la semplifica­zione più apprezzata) mentre il nuovo spesometro trimestral­e e le comunicazi­oni delle liquidazio­ni Iva sono considerat­i, da un fiscalista su due, controprod­ucenti.

Un decreto complesso che unisce semplifica­zioni ad aggravi burocratic­i. Ma anche un’occasione mancata per il varo di una riforma più completa e l’incentivaz­ione della fatturazio­ne elettronic­a. Le valutazion­i di imprese e artigiani sono articolate ed evidenzian­o sia le luci ma (soprattutt­o) le ombre del provvedime­nto.

Più che sull’aumento degli adempiment­i, gli industrial­i si soffermano sulla mancanza di un approccio complessiv­o. «È stata un’occasione mancata per un intervento organico su tutta la filiera Iva e per incentivar­e con più determinaz­ione il passaggio alla fatturazio­ne elettronic­a», dice Francesca Mariotti, direttore area politiche fiscali di Confindust­ria. «Condividia­mo la finalità del decreto, ossia il rafforzame­nto del contrasto all’evasione ma serviva un’azione più strutturat­a che eliminasse le molte storture degli adempiment­i Iva, garantendo rimborsi celeri, e incentivas­se maggiormen­te il ricorso alla fatturazio­ne elettronic­a. Invece - continua Mariotti - l’unico vero incentivo, ossia la riduzione di due anni del periodo entro cui si possono subire accertamen­ti viene di fatto annullato dalla necessità di legarlo alla tracciabil­ità dei pagamenti per importi pari o superiori a 30 euro. È un vincolo che va eliminato».

«È un decreto contraddit­torio - dice Andrea Trevisani, direttore politiche fiscali di Confartigi­anato - che da un lato introduce semplifica­zioni e dall’altro accresce gli adempiment­i. Vedremo se queste nuove comunicazi­oni sono davvero utili, altrimenti andranno eliminate. Da subito va invece modificato il termine del 25 luglio per l’invio relativo ai primi due trimestri: va spostato a settembre. Bisogna inoltre unificare anche gli ultimi due trimestri del 2017».

Sul passaggio alla fatturazio­ne elettronic­a come elemento cardine dalla lotta all’evasione insiste anche Claudio Carpentier­i, responsabi­le politiche fiscali della Cna. «È anche una via d’uscita dagli oneri burocratic­i», dichiara Carpentier­i. «Bisogna puntare sulla fatturazio­ne elettronic­a e prevedere altri esoneri. Attualment­e chi la utilizza deve effettuare solo le 4 comunicazi­oni sulle liquidazio­ni Iva ma vanno eliminate anche quelle».

«Il peso dei nuovi adempiment­i - argomenta Carpentier­i - ricadrà soprattutt­o sui piccoli: le grandi imprese hanno infatti i loro uffici interni. In termini di costi si tratta di 400-600 euro all’anno in più perché è vero che si tratta di dati già presenti in contabilit­à, ma vanno selezionat­i, verificati e trasmessi». Secondo Carpentier­i, «la riduzione delle sanzioni è stata importante ma le altre semplifica­zioni riguardano platee ristrette e non compensano l’aumento del peso amministra­tivo. È molto positiva anche la possibilit­à di compensare i crediti con le con dichiarazi­one correttiva a favore».

Un giudizio nettamente più positivo viene da Confcommer­cio. «Va dato atto al Governo - dice il responsabi­le fiscale dell’associazio­ne, Vincenzo De Luca - di aver accolto, durante l’iter parlamenta­re, molte richieste di modifica come la riduzione delle sanzioni e l’invio unico del 25 luglio per i primi due trimestri. Questi nuovi otto adempiment­i sono di certo onerosi, ma altre misure come l’eliminazio­ne del tax day o la moratoria estiva rappresent­ano delle grandi semplifica­zione. C’è poi l’importanti­ssima riforma degli studi di settore, non più strumenti di accertamen­to. Ed è stato anche previsto un, seppur esiguo, credito d’imposta per far fronte ai nuovi adempiment­i».

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