SEMPLIFICAZIONI PROMOSSE A METÀ SU IVA E FATTURE
Il giudizio degli esperti sui nuovi adempimenti
pCi sono le semplificazioni che complicano soltanto le cose, e quelle che invece migliorano – almeno in parte – l’ingarbugliato sistema fiscale italiano. Le misure di snellimento degli adempimenti contenute nella manovra di bilancio per il 2017- e in particolar modo nel decreto 193 convertito definitivamente giovedì scorso dal Senato - incassano una promozione “a metà” dal sondaggio del Sole 24 Ore, che ha misurato l’efficacia delle novità interpellando esperti e professionisti. I nomi di alcuni dei partecipanti sono riportati nella grafica.
Nel bene e nel male, tre misure mettono tutti d’accordo. L’ampliamento della possibilità di presentare dichiarazioni dei redditi integrative a favore è di gran lunga la semplificazione più apprezzata: il 53,8% degli specialisti i nterpellati ritiene abbia un’efficacia «molto alta» e il 46,2% «alta». D’altra parte, era un’ingiustizia abbastanza evidente che correzioni migliorative per il cittadino potessero essere fatte valere in tempi più stretti di quelle peggiorative.
All’estremo opposto, il nuovo spesometro trimestrale e le comunicazioni delle liquidazioni Iva sono adempimenti che quasi un fiscalista su due considera controproducenti e che solo il 5% degli interpellati ritiene efficaci.
Non è un caso che proprio contro queste misure le associazioni dei commercialisti abbiano annunciato una mobilitazione nazionale il 14 dicembre a Roma, con l’intenzione di indire uno sciopero per l’inizio del 2017. D’altra parte, su questi stessi adempimenti il Governo punta forte in termini di recupero di gettito (2 miliardi attesi nel 2017 e più di 4 nel 2018).
Né per ora si può dire che i nuovi obblighi siano stati “compensati” dall’eliminazione di altri adempimenti, almeno nella percezione degli addetti ai lavori. Le comunicazioni dei dati dei contratti di leasing e degli acquisti da San Marino - pur non incassando una bocciatura netta - sono comunque ritenute poco o per nulla rilevanti da circa metà del campione.
Discorso diverso, invece, per l’eliminazione dell’obbligo di comunicare le transazioni con operatori di Paesi black-list (efficacia alta o molto alta per l’82,1% degli interpellati). Una corre- zione che arriva esattamente due anni dopo il decreto semplificazioni del 2014, che di fatto aveva fallito nel tentativo di razionalizzare la materia.
In effetti - oltre all’estrema eterogeneità degli interventi - colpisce il fatto che a volte si tratti di vere e proprie marce indietro, come per l’obbligo di pagare in via telematica i modelli F24 oltre i 1.000 euro, introdotto nel 2014 e ora eliminato (ma non quando si compensano i tributi).
Tra le misure che raccolgono un certo consenso ci sono anche l’aumento da 15 a 30mila euro della soglia oltre la quale va prestata la garanzia per i rimborsi Iva, il nuovo regime sulle spese di viaggio per i redditi di lavoro autonomo e l’eliminazione della “presunzione di evasione” sui prelievi dai conti correnti per i professionisti.
Un po’ a sorpresa, invece, vengono accolti con indifferenza o fastidio molti interventi sul calendario fiscale. Un professionista su tre considera scarsa o nulla l’efficacia dello spostamento al 30 giugno dei pagamenti di Unico, così come lo slittamento delle date per l’invio della dichiarazione Iva, della certificazione unica e del modello 730. Segno che - probabilmente - agire sulle date dell’agenda non è determinante se non si interviene sulle norme sostanziali sottostanti.