Ai carburanti «no logo» un quarto del mercato
Con la formula “no brand, no frills” tra le stazioni di servizio cresce il peso dei “no logo”, i distributori senza i colori e le insegne dei tradizionali network delle compagnie petrolifere: in termini di volumi di carburante erogato hanno conquistato quasi un quarto del mercato. Tra pompe bianche e altre che fanno capo alle insegne della Gdo si arriva a circa 4.100 impianti contro i quasi 10.500 delle compagnie petrolifere e poco meno di 6.700 convenzionati, legati alle compagnie da un contratto per esporre il logo e la fornitura del carburante.
Da qualche mese i “no brand” sono riusciti, in termini di impianti, a superare Eni, storico leader tra le compagnie petrolifere, che a sua volta mantiene le distanze su Q8, Api-Ip, Esso e Total Erg. In alcune regioni le bianche accelerano: è il caso della Campania che, secondo gli ultimi dati di “Staffetta Quotidiana”, con poco meno di 400 pompe bianche hanno il primato nazionale per numero di stazioni neutrali e ben 130 in più di Q8, leader nella regione tra le compagnie tradizionali. Nelle Marche, in Umbria e in Molise, invece, è testa a testa tra Eni e “no logo”. In Italia sono circa 21mila i distributori di carburanti, in leggero calo (-5,6%) rispetto ai 22.239 di fine 2007. In altre parole, la razionalizzazione della rete carburanti, di cui si discute e legifera da parecchi anni, procede al rallentatore. E proprio questo sarà il tema del workshop «Dove va la rete carburanti» in programma giovedì a Roma.
«Negli ultimi 3-4 anni i punti vendita hanno iniziato a scendere, ma in maniera inadeguata rispetto alla realtà europea - spiega Claudio Spinaci, presidente di Unione petrolifera -. Solo le compagnie hanno chiuso gli impianti, mentre aumentano quelle con marchio proprio e le bianche. Più della metà della rete fa capo a operatori terzi, con una polverizzazione forse eccessiva».
Nonostante il calo del numero dei distributori, non riesce a crescere il valore dell’erogato medio, tra i più bassi nella Ue. Secondo Unione petrolifera, la media italiana si attesta a quota 1,3 milioni di litri, meno della metà della media europea. Discorso a parte per le bianche e quelle delle insegne della Gdo, che inaugurano impianti 4.0 ad altissima automazione.
«Vogliamo diventare entro il 2020 il maggiore operatore non compagnia petrolifera - dice Luca Rossi, amministratore delegato di Energya (Enercoop), società controllata al 100% dalle grandi Coop di consumo -. Nel 2017 avre- mo una quarantina di impianti con l’obiettivo di vendere oltre 500 milioni di litri rispetto ai circa 376 di quest’anno, oltre a combustibili “green” come il gas naturale liquido e gassoso».
Progetti di forte crescita anche per il Gruppo Finiper (Iper station). «Quest’anno la media venduta per distributore è aumentata del 10% a 15 milioni di litri» sottolinea Angelo Corona, responsabile progetti strategici del Gruppo Finiper, che nel 2017 ha in programma una nuova apertura a Udine e una nel centro commerciale di Savignano sul Rubicone (Forlì). Con questa roadmap l’erogato dovrebbe passare dai 160 milioni l’anno del 2016 agli oltre 200 del 2017. Queste stazioni richiedono un investimento un po’ sopra la media, «intorno al milione di euro» precisa Corona, e devono massimizzare i margini, «perché il differenziale tra le compagnie si riduce».
IN MEDIA I punti vendita della Gdo in un anno vendono fino a dieci volte l’erogato di una stazione di servizio: circa 1,3 milioni di litri