Piani anticipati su debito e avanzi
Gli effetti del decreto di Palazzo Chigi sulle intese regionali e nazionali per modificare gli obiettivi di bilancio Fino a cinque anni di tempo per «rientrare» dagli spazi finanziari aggiuntivi
pCalendario anticipato alla prima parte dell’anno, maggiore flessibilità nei tempi di recupero degli spazi ceduti/ricevuti e modalità attuative del potere sostitutivo dello Stato sono le novità principali contenute nel Dpcm sulle intese regionali e sui patti di solidarietà nazionale discusso in Conferenza Unificata la settimana scorsa (e anticipato sul Sole 24 Ore di giovedì).
Il decreto dà attuazione all’articolo 10 della legge 243/2012, modificato dalla legge 164/2016, in materia di operazioni di investimento finanziate da debito e da utilizzi di avanzi di amministrazione.
In base all’articolo 1, comma 3, del decreto, gli enti possono effettuare in autonomia le operazioni di investimento attraverso ricorso al debito e mediante l’utilizzo dei risultati di amministrazione nel rispetto del proprio saldo di finanza pubblica. Questa disposizione chiarisce l’ambito di applicazione del decreto, che è dunque riservato alle ulteriori operazioni di investimento (finanziate con debito e utilizzo avanzo) che si configurano come non compatibili con i vincoli di finanza pubblica del singolo ente.
L’attuazione del nuovo sistema di intervento della regione sul pareggio di bilancio richiede tuttavia il rispetto di un preciso calendario. Entro il termine perentorio del 15 febbraio 2017 (15 gennaio a regime) la regione deve pubblicare l’avviso sul proprio sito istituzionale ed entro il successivo 31 marzo (28 febbraio a regime) occorre che sia avviato il mercato degli scambi di spazi finanziari con la raccolta di richieste e cessioni. Entro il 30 aprile 2017 (31 marzo a regime) le regioni concludono le intese con l’attribuzione di spazi finanziari, dando priorità ai Comuni con meno di mille abitanti e agli enti che dispongono di progetti esecutivi e presentano la maggiore incidenza del fondo cassa rispetto alla quota vincolata o libera del risultato di amministrazione.
Gli enti che si scambiano spazi finanziari indicano i tempi e le modalità di miglioramento/peggioramento del saldo negli anni successivi, da due a cinque, con il limite del primo anno che non può superare il 50%.
Le regioni possono mettere a disposizioni spazi finanziari del proprio territorio per favorire investimenti nei settori strategici, senza prevedere la restituzione negli anni successivi.
Gli enti beneficiari sono obbligati a rendicontare gli investi- menti effettuati a valere sugli spazi al sistema di monitoraggio opere pubbliche della banca dati unitaria delle amministrazioni pubbliche. Il decreto prevede anche le modalità attuative del potere sostitutivo in caso di inerzia nell’avviare l’intesa da parte delle regioni.
Le richieste/offerte non soddisfate dai mercati regionali possono avvalersi del patto di solidarietà nazionale. Entro il 1° giugno il Mef avvia l’iter per la raccolta delle cessioni e richieste di spazi finanziari finalizzati a investimenti da realizzare attraverso l’utilizzo dei risultati di amministrazione e il ricorso al debito. Le richieste/offerte devono essere presentate entro il 30 giugno; en- tro il 15 luglio gli enti conoscono le distribuzioni, che avvengono seguendo gli stessi criteri previsti per i patti regionali.
Il sistema di rientro prevede che l’obiettivo di saldo degli enti che cedono/acquisiscono sia migliorato/peggiorato nel biennio successivo in quote uguali. Sono replicati gli oneri di trasmettere le informazioni relative agli investimenti consentiti dal patto nazionale alla Bdap. Con il nuovo sistema, in un contesto di programmazione finanziaria anticipata con l’approvazione del bilancio di previsione entro il 28 febbraio, gli enti dovrebbero cercare di ottimizzare gli spazi finanziari, in modo da ridurre al minimo l’overshooting.
L’APPLICAZIONE Il meccanismo serve a regolare la spesa in conto capitale finanziata da debito o avanzi di amministrazione