CAMBIO DI PROCEDIMENTO PER NUOVI LOCALI INTERRATI
Vorrei un parere sul titolo edilizio, richiesto come “ristrutturazione edilizia”, con istruttoria in corso, consistente nella demolizione, in zona agricola E, di un magazzino, di categoria C/2, di circa 82 metri quadrati, e nella contestuale fedele ricostruzione, soggetta a permesso di costruire per via del vincolo paesaggistico (di cui si possiede già il benestare), ma che un Comune vorrebbe invalidare e riavviare come nuova costruzione per via dell’inserimento di un locale completamente interrato, costruito all’interno della sagoma, per cui il cui regolamento edilizio prevede il non computo dei volumi. A detta del Comune, si supererebbe l’incremento massimo del 20% di volume ammesso per il procedimento di ristrutturazione e, pertanto, ci si troverebbe in presenza di una nuova costruzione. Dal punto di vista urbanistico, l’intervento (ampliamento) non produce aumento di volumetria, e infatti non si richiede l’aggiornamento del calcolo delle volumetrie assentibili, ma solo la variazione del procedimento.
I.C. – CAGLIARI
L’amministrazione comunale ha ragione nella misura in cui richiama il Testo unico per l’edilizia, e in particolare l’applicazione dell’articolo 3, comma 1, con il combinato disposto delle lettere E.1 ed E.6, che rispettivamente definiscono: – «e.1) “interventi di nuova costruzione”, quelli di trasformazione edilizia e urbanistica del territorio non rientranti nelle categorie definite alle lettere precedenti. Sono comunque da considerarsi tali: e.1) la costruzione di manufatti edilizi fuori terra o interrati, ovvero l’ampliamento di quelli esistenti all’esterno della sagoma esistente, fermo restando, per gli interventi pertinenziali, quanto previsto alla lettera e.6)»; – «e.6) gli interventi pertinenziali che le norme tecniche degli strumenti urbanistici, in relazione alla zonizzazione e al pregio ambientale e paesaggistico delle aree, qualifichino come interventi di nuova costruzione, ovvero che comportino la realizzazione di un volume superiore al 20% del volume dell’edificio principale».
A cura di Vincenzo Petrone