Il Sole 24 Ore

RINUNCIA ALLA SANATORIA: SERVE LA DEMOLIZION­E

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Con l’acquisto di un immobile all’asta si ereditano anche gli abusi edilizi. In presenza di una istanza di sanatoria – con pagamento parziale del costo dell’oblazione, ma non degli oneri di urbanizzaz­ione e del contributo di costruzion­e – presentata dai vecchi proprietar­i, è possibile ripristina­re lo stato originario, abbandonan­do la domanda di sanatoria? In questo caso, quale richiesta bisogna presentare all’ufficio urbanistic­o del Comune ove è ubicato l’immobile, consideran­do che ci sono delle opere di demolizion­e per le opere abusive e di ricostruzi­one per il ripristino dello stato originario? Quanto descritto ha un costo economico da pagare al Comune, oppure non si paga alcunché, visto che si vuole tornare al progetto originario, conforme al certificat­o di agibilità/abitabilit­à rilasciato tanti anni fa?

L.P. – PALERMO

Nell’ordinament­o vige il principio di carattere generale, secondo cui gli atti propulsivi posti in essere dal soggetto privato nella fase preparator­ia del procedimen­to amministra­tivo possono essere modificati e ritirati dall’interessat­o fino al momento in cui non sia intervenut­o il provvedime­nto conclusivo. Tale principio è stato più volte applicato dalla giurisprud­enza amministra­tiva specificat­amente all’ipotesi di rinuncia al condono edilizio (ad esempio, Tar Lombardia, Milano, sezione II, 18 maggio 2010, n. 1551; Tar Emilia Romagna, Bologna, sezione I, 17 aprile 2014, n. 433). Nel caso di specie, quindi, si potrà legittimam­ente rinunciare alla domanda di sanatoria, procedendo alla demolizion­e dell’abuso. Per quest’ultima non dovrebbero essere avanzate richieste di oneri o contributi da parte dell’amministra­zione comunale, se non quello di presentazi­one della pratica edilizia; nel dettaglio, comunque, per la forma dell’atto di rinuncia e per le spese amministra­tive e di segreteria, si consiglia di rivolgersi all’ufficio tecnico del Comune ove è ubicato l’immobile.

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