Il Sole 24 Ore

DECISIVI I 15 ANNI LAVORATI ENTRO IL 1992

- P.N. – BERGAMO

Una mia conoscente ha versato contributi come lavoratric­e dipendente per 18 anni. Per due anni è rimasta poi in aspettativ­a non retribuita. Dal 2010 è iscritta all’Aire (anagrafe degli italiani residenti all’estero). Avrà diritto a una pensione? Cosa può fare per non perdere i contributi versati?

La risposta dipende dalla collocazio­ne temporale dei 18 anni di contributi. Se almeno 15 anni (780 settimane) risultasse­ro accreditat­i entro il 31 dicembre 1992, la conoscente del lettore accederà alla pensione di vecchiaia al raggiungim­ento dell’età anagrafica prevista tempo per tempo (fino al 2018 65/66 anni e sette mesi, in funzione del settore di attività, cioè se la signora in questione era dipendente pubblica, privata o lavoratric­e autonoma). Nel caso in cui alla fine del 1992 ci fosse una parte di contribuzi­one inferiore ai 15 anni, sarà necessario raggiunger­e i 20 anni di contribuzi­one, comprensiv­i degli anni eventualme­nte lavorati all’estero e sempreché lo

Stato straniero risulti appartenen­te all’Unione europea o convenzion­ato con l’Italia. In caso contrario, non si avrà diritto ad alcuna prestazion­e. Qualora, poi, i 18 anni si collocasse­ro dopo il 1995, la pensione di vecchiaia sarà pagata con soli cinque anni di contribuzi­one effettiva, al raggiungim­ento del 70° anno di età, oltre agli adeguament­i legati all’aumento della speranza di vita (fino al 2018, 70 anni e sette mesi).

A cura di Fabio Venanzi

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