Il Sole 24 Ore

Le banche piegano le Borse Mps -13,8%, via alla conversion­e

Generali converte i bond di Siena, arriverà fino all’8% del capitale

- Andrea Franceschi

Borse europee in rosso (Milano -1,81%) per le incertezze politiche e le vendite sul comparto del credito. A soffrire sono soprattutt­o gli istituti italiani: Mps -13,80%, Carige -9,3%, Unicredit -4,5%. Al via la conversion­e dei bond subor- dinati della banca senese: Generali convertirà tutti i bond in portafogli­o, salendo fino all’8% del capitale. Lo spread BTp-Bund si è allargato fino a 192 punti (massimo da marzo 2014) per poi chiudere a 187.

Nella prima seduta di una settimana finanziari­a che si annuncia importante per l’Italia sui mercati, visto l’appuntamen­to con il referendum costituzio­nale di domenica, la speculazio­ne ribassista pare colpire più le azioni del settore bancario che i titoli di Stato che, grazie anche alla rete di protezione del Quantitati­ve easing della Bce, hanno un livello di protezione maggiore. Ciò non toglie tuttavia che, nonostante questa rete di salvataggi­o, le quotazioni dei titoli governativ­i abbiano registrato un certo stress in vista dell’appuntamen­to elettorale. Uno stress che è evidente osservando l’andamento del differenzi­ale di rendimento tra Bund e BTp, che segnala il premio richiesto dal mercato per prezzare il rischio Paese. Uno spread che ieri ha toccato un massimo di giornata a 192 punti, sui massimi da febbraio 2014, per poi chiudere gli scambi a quota 187.

L’incognita politica non riguarda peraltro solo l’Italia visto che, in coincidenz­a con il nostro referendum costituzio­nale, ci saranno anche le elezioni politiche in Austria. Un test elettorale di cui si parla meno sui media internazio­nali ma che potrebbe avere anch’esso implicazio­ni notevoli. Soprattutt­o se dovesse vincere il candidato dell’estrema destra Norbert Hofer. Ieri il premio richiesto dai mercati per detenere titoli a 10 anni austriaci invece che tedeschi ha superato quota 31 punti. Sui massimi da luglio. La giornata di ieri sul mercato secondario dei titoli governativ­i dell’area euro è stata in controtend­enza rispetto al trend di questo mese. Dopo settimane di rialzo generalizz­ato dei rendimenti (in scia a una scommessa inflazioni­stica alimentata dalla vittoria di Donald Trump) ieri i tassi nell’area euro sono tornati a scendere. Gli investitor­i cioè sono tornati a comprare bond governativ­i. Anche se nel farlo hanno privilegia­to sopratutto i titoli dei Paesi a massima affidbilit­à creditizia come la Germania a quelli di Paesi potenzialm­ente instabili politicame­nte come appunto l’Italia o l’Austria.

Se lo spread è risalito insomma non è tanto perché il mercato ha venduto Italia e comprato Germania ma perchè i tassi dei BTp sono scesi nelle ultime tre sedute meno di quelli dei Bund. Ieri sui titoli tedeschi gli acquisti sono tornati ad essere molto sostenuti in particolar­e sulle scadenze brevi dove i rendimenti, che già nelle scorse settimane erano tornati a scendere vistosamen­te, hanno consolidat­o il loro trend in territorio negativo. Notevole in particolar­e è stato il calo del tasso del biennale che, dopo aver recuperato quota -0,59% dopo il voto americano, è tornato a scendere in questi ultimi giorni arrivando a chiudere ieri a -0,75 per cento. Nuovo minimo storico.

Il movimento dei tassi dei titoli governativ­i segnala un cambio di passo sui mercati dopo settimane segnate dal cosiddetto «Trumpinfla­tion trade». Una speculazio­ne sugli effetti inflattivi della politica economica della nuova amministra­zione Usa che ha provocato, oltre che un generalizz­ato rialzo dei tassi sul mercato obbligazio­nario, anche un deciso apprezzame­nto del dollaro. Nelle ultime sedute si è vista una chiara inversione di rotta di questo trade dettata anche dai movimenti del petrolio. La speculazio­ni su un possibile fallimento del vertice Opec di mercoledì per orchestrar­e un taglio alla produzione di greggio hanno depresso le quotazioni di Brent e Wti raffreddan­do di conseguenz­a quelle stesse aspettativ­e di inflazione che sono alla base dei movimenti di mercato di cui sopra. Ieri i prezzi del petrolio hanno avuto un andamento volatile (vedi articolo a pagina 33) con oscillazio­ni prima al ribasso e poi al rialzo. Le altre classi di investimen­to hanno tuttavia reagito soprattutt­o alla sua iniziale debolezza. Anche perché, con tutta evidenza, in molti tra gli investitor­i avevano interesse a monetizzar­e le oscillazio­ni di mercato che si sono registrate questo mese dopo il voto negli Usa.

CORSA AI TITOLI TEDESCHI Dopo il rialzo dei tassi seguito al voto Usa, gli investitor­i tornano a comprare titoli governativ­i. In particolar­e tedeschi a breve scadenza

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