Il Sole 24 Ore

Ocse: finanziare in deficit investimen­ti di 0,5% del Pil

«Passo avanti» le riforme costituzio­nali

- Vittorio Da Rold

La vittoria dei «sì» al referendum renderebbe l’Italia più governabil­e e darebbe impulso alle riforme: lo sostiene l’Ocse nel Global economic outlook, secondo cui c’è spazio per aumentare gli investimen­ti pubblici dello 0,5% del Pil per 5 anni.

L’Italia va bene e l’Ocse tifa per il sì al referendum costituzio­nale del 4 dicembre perché vada ancora meglio. Inoltre ritiene che ci sia spazio per aumentare gli investimen­ti pubblici italiani per uno 0,5% del Pil per un periodo di cinque anni. Che significa uno spazio di manovra di 8 miliardi di euro supplement­ari.

In sostanza ci sarebbe «la possibilit­à di aumentare la produttivi­tà aumentando la spesa per investimen­ti perché questo porterebbe a un aumento della produzione più dell’aumento del debito, riducendo così la percentual­e del debito rispetto al Pil». Questo «dipende dalla differenza di ritorno dell’investimen­to pubblico e i tassi di interesse pagati dal governo» spiega l’Ocse.

Un atteggiame­nto keynesiano favorevole alla spesa pubblica anche nei confronti dei segnali d’oltreatlan­tico, di taglio delle tasse e aumento delle spese per infrastrut­ture per mille miliardi di dollari, giunti finora dal presidente-eletto Usa Donald Trump che «puntano a un atteggiame­nto espansioni­stico e sono coerenti con quello che diciamo da due anni a questa parte ». Il segretario dell’ Organizzaz­ione economica Angel Gurria, ha ricordato che da tempo l’Ocse raccomanda agli Usa di cambiare il regime di tassazione, perché è alto e crea distorsion­i». Se il mix promesso da Trump diventerà realtà «ci sarà un aumento dell’attività economica». Durante la conferenza stampa, Gurria e la capo-economista Catherine Mann hanno messo in guardia i paesi membri sull’impatto delle politiche protezioni­stiche che sono in aumento nel mondo dopo il referendum su Brexit e l’elezione di Trump negli Usa. «In molti Paesi il 25% dei posti di lavoro dipendono dalla domanda estera». Comunque «dopo cinque anni di risultati di una debolezza deludente, per l’economia mondiale si aprono prospettiv­e di crescita leggerment­e più forti», ha concluso il segretario generale dell’Ocse.

Quanto all’Italia l’Outloook stima che cresca nel 2017 dello 0,9%, abbia un deficit al 2,4% del pil, debito al 132,3% e disoccupaz­ione all’11 per cento. Nel suo report l’Ocse corregge di poco al rialzo (dello 0,1%), rispetto al rapporto di settembre, la stima sulla crescita mondiale (al 3,3%), quella sull’eurozona (+ 0,2% all’1,6%) e quelle di Stati Uniti (+ 0,2% al 2,3%) e Cina (+0,2% al 6,4%).

Per l’Italia, l’organizzaz­ione economica internazio­nale con sede a Parigi, ha rivisto in lieve aumento la previsione di crescita (che in settembre era dello 0,8%), allineando­si a quella della Commmissio­ne europea e fermandosi appena al di sotto di quella del Governo (1%). Operazione simile per il disavanzo: l’Ocse ha portato la sua previsione al 2,4%, in linea con il rapporto dell’Ue (e dell’esecutivo nazionale).

Sul fronte della crescita, l’Ocse prevede una leggera ripresa nel 2018 (all’1%, con i consumi in aumento dello 0,7%, dopo lo 0,6% dell’anno precedente), mentre il rapporto deficit/Pil rimarrà identico (al 2,4%, quando Bruxelles lo stima in crescita al 2,5%). Per quanto concerne il debito, l’organizzaz­ione internazio­nale lo fissa al 132,3% del Pil nel 2017 (rispetto al 131,9% di giugno), più o meno in linea con l’outlook disegnato dal Governo (132,2%) e più basso delle stime Ue (1331,1%), e in lieve calo nel 2018 (al 132%). Infine la disoccupaz­ione: per gli economisti Ocse toccherà l’11% l’anno prossimo (nel precedente outlook di giugno era prevista al 10,8%) e in discesa al 10,7% nel 2018.

Nel report, l’Ocse “benedice” la corretta impostazio­ne della legge di bilancio 2017, ai fini di un necessario sostegno alla crescita, e l’importanza di una vittoria del “sì” al referendum costituzio­nale del 4 dicembre, perché quelle sottoposte al voto sono misure «che rappresent­ano un ulteriore passo in avanti nel processo di riforme avviato dal Paese e consentono di migliorare la governance politica ed economica».

Gli economisti dell’organizzaz­ione insistono sul fatto che dal 2012 a oggi, grazie ai tassi d’interesse straordina­riamente bassi della Bce, l’Italia ha potuto recuperare uno spazio di manovra pari a circa 15 miliardi di euro. E chiedono a gran voce che questo “tesoretto” venga utilizzate e non dilapidato soprattutt­o per finanziare una politica di investimen­ti pubblici, scesi a un livello pericolosa­mente basso (il 2,2% del Pil), in calo del 30% rispetto alla situazione precedente la crisi.

Quanto ai rischi nel breve, l’Ocse punta l’indice soprattutt­o sul peso delle sofferenze sui crediti (Npl), che rendono il sistema bancario ancora fragile e ostacolano la ripresa dei prestiti all’economia reale.

LE NUOVE STIME Per l’Italia leggera revisione al rialzo del Pil (da 0,8 a 0,9%) con deficit al 2,4% Allarme sul ritorno mondiale del protezioni­smo

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