Mattarella: «Il Colle arbitro silenzioso» Dopo-voto, da Renzi appello a collaborare Berlusconi: sul futuro deciderò dopo il 4
Il Capo dello Stato: il mio lavoro si fa con la persuasione, più efficace senza proclami
A pochi giorni dal referendum il Presidente della Repubblica, tirato per la “giacchetta” dagli studenti di alcune scuole secondarie, si fa sentire. «Sono un po’ come un arbitro. Silenzioso». Da Renzi appello a collaborare dopo il voto. Berlusconi: deciderò dopo il 4.
pA pochi giorni dal referendum l’arbitro, tirato per la “giacchetta” dai giovanissimi studenti di alcune scuole secondarie incontrati al Quirinale, si fa sentire. E il suo è un messaggio di serenità. «Il presidente della Repubblica è un po’ come un arbitro - spiega Sergio Mattarella agli studenti di alcune scuole secondarie di primo grado incontrate al Quirinale -. Voi avete presente le partite di calcio: quando il gioco si svolge regolarmente, senza falli e senza irregolarità, l’arbitro neppure si nota, quasi non ci si accorge che sia in campo, interviene soltanto per regolare quando le cose non vanno». Questo è il moti- vo, cerca insomma di far capire Mattarella ai ragazzi, per il quale non abbiamo sentito una sua parola pubblica in questa campagna elettorale dai toni accesissimi. «Il mio compito è un po’ quello di fare l’arbitro - prosegue il Capo dello Stato - e questo avviene spesso con due attività: esortazione e suggerimenti, cioè attraverso la persuasione. Quindi è un lavoro che in larga parte non si vede perché non si fa con i proclami. La persuasione è più efficace se non viene proclamata in pubblico. Questa attività di esortazione e di suggerimenti non si vede ma è la più importante attività del Capo dello Stato».
Il silenzio è un po’ la cifra del settennato inaugurato da Mattarella, una scelta che risalta ancora di più dopo i nove anni di Giorgio Napolitano. Ma a pochi giorni dal referendum costituzionale che po- trebbe segnare il destino del governo e della legislatura è importante dare un segnale di serenità: in fondo il 4 dicembre non ci sarà un voto di fiducia sul governo, e comunque vada una maggioranza parlamentare c’è. La situazione - si sottolinea in ambienti vicini al Colle - è diversa da quella che ha portato il predecessore Napolitano all’“interventismo”, con lo spread ai massimi storici e una maggioranza, quella di centrodestra, che cominciava a sfaldarsi. Oggi un governo c’è, una maggioranza c’è e ci sarà anche dopo il referendum. E almeno in una prima fase dell’eventuale crisi in caso di bocciatura della riforma costituzionale il “pallino” resterebbe nelle mani di Matteo Renzi, premier in carica e segretario del maggiore partito rappresentato in Parlamento con oltre 400 eletti. Renzi sarà disponibile per un reincarico? E se non lo sarà, quale governo e con quali obiettivi il Pd sarà disposto a sostenere? Non è un caso, forse, che Mattarella ha confermato una serie di impegni a Milano per il 7 dicembre, a poche ore di distanza dal risultato referendario.
Un messaggio di serenità, quello del Capo dello Stato, subito accolto dal premier, che per la prima volta da alcune settimane si proietta oltre il referendum con toni di conciliazione nazionale: «Se vince il Sì occorre continuare a lavorare tutti insieme nella logica del servizio al Paese». Perché quello che preoccupa l’inquilino del Quirinale, al di là di quale sarà il responso delle urne alla fine di una lunghissima campagna elettorale, è la ferita della divisione che resterà. Per questo regala ai ragazzi accolti al Quirinale il suo “sogno”. «Il mio sogno in questo momento è che il Paese cresca sempre di più, sia capace di vivere sentendosi in una vera comunità, sentendo tutti quanti che la nostra sorte è legata gli uni agli altri».
SERENITÀ PER IL VOTO Comunque vada il referendum la maggioranza ci sarà. Mattarella conferma gli impegni a Milano per il 7 dicembre