Il Sole 24 Ore

Se il mercato «prezza» il post referendum

- Di Isabella Bufacchi

Ieri il Tesoro si è finanziato per 6 miliardi a sei mesi senza pagare un tasso d’interesse ma al contrario facendosi pagare un premio dai sottoscrit­tori dei BoT.

In questo mondo ancora alla rovescia hanno acquistato il Buono semestrale senza cedola a un prezzo sopra la pari, con tasso di assegnazio­ne negativo a -0,199%: quindi questi finanziato­ri dello Stato italiano, se manterrann­o il titolo fino a scadenza, perderanno capitale. Un affare, senza ombra di dubbio, per le casse pubbliche Tuttavia, tutto è relativo. Questa asta va messa in relazione sia all’emissione precedente degli stessi BoT a sei mesi sia a quanto sta accadendo ad altri emittenti sovrani blasonati nell’Eurozona. E si scopre così che il Tesoro italiano in un solo mese ha perso 10 centesimi sul costo della raccolta a brevissimo termine, sei mesi, rispetto al minimo storico di -0,295 toccato nell’asta BoT dello scorso ottobre. Un salto non da poco. Va peggio all’Italia quando messa a confronto con Germania, Francia e Spagna. Questi tre Paesi in novembre (la Germania in ottobre) si sono finanziati sul breve termine tutti a tassi di assegnazio­ne negativi migliori, più convenient­i per lo Stato, rispetto ai rendimenti italiani: i BoT francesi spaziano tra -0,66% e -0,73%, le Letras spagnole tra -0,21% e -0,39%. E tutto questo in un momento in cui il risk-off va e viene per tutti, ora il pericolo Le Pen, ora il rischio politico esasperato all’ascesa del populismo, mentre il mercato finanziari­o europeo sta “importando” dagli Usa - a torto o a ragione - il trend di rialzo dei rendimenti scatenato dall’elezione di Donald Trump.

Il BoT semestrale ieri è stato richiesto per oltre 10 miliardi contro i 6 in scadenza, con un rapporto di copertura tonico. E ieri stesso il Tesoro ha collocato l’asta supplement­are dei CTz emessi lo scorso venerdì, raccoglien­do l’importo massimo consentito dalla riapertura, ovvero, 1,050 miliardi: è andato a ruba un Certificat­o che in un solo mese ha offerto 50 centesimi in più di rendimento, un salto eccezional­e. Oggi l’asta dei BTp decennali sarà ancor più efficace nel tastare il polso all’andamento sul merito di credito dell’Italia prereferen­dum: il benchmark nonchè punto di riferiment­o del rischio-Paese, il BTp a dieci anni, oggi dovrebbe essere collocato con 45-50 centesimi in più rispetto all’asta precedente (venduta prima dell’elezione di Trump all’1,60%). Il Tesoro è già arrivato al traguardo del programma di raccolta 2016 e per questo ha potuto fissare per il BTP decennale oggi una forchetta tra 1 e 1,5 miliardi, un micro-importo che così basso non si vedeva dal 2000. Intanto ieri pre-asta, lo spread BTp/Bund, dopoun picco giornalier­o a 192 punti base che ha incorporat­o il rischio-banca e il crollo di alcuni titoli bancari in Borsa, ha chiuso a 186punti, con un rendimento del BTp sopra la soglia psicologic­a del 2% (2,06).

Il mercato, in piena turbolenza pre-voto, sta tentando di “prezzare”, cioè di calibrare prezzi e rendimenti dando un valore contempora­neamente a tutti gli scenari più probabili: la vittoria del “sì” con modesta realizzabi­lità, l’elevata

PRUDENZA Il Tesoro ha fissato per oggi una mini-asta fra 1 e 1,5 miliardi di decennali: già completata la raccolta 2016

possibilit­à della vittoria del “no” (in base ai sondaggi), l’aspettativ­a forte di un QE della Bce esteso l’8 dicembre a importo mensile invariato (80 miliardi di acquisti) dal marzo 2017 al giugno o settembre 2017 e con altre modifiche pro-BTp, se dovessero servire. Lo scenario peggiore, una vittoria schiaccian­te del “no” con ascesa del M5S al governo e un referendum italiano sull’euro che porti l’Italia fuori dall’eurozona è segnato sui radar del mercato ma non nei prezzi e rendimenti.

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