Il Sole 24 Ore

Il gioco pesante dei bravi ragazzi

- di Alessandro Graziani

Le grandi banche d’affari internazio­nali e i grandi media anglosasso­ni non hanno saputo prevedere né l’esito del voto inglese sulla Brexit né quello americano che ha portato all’elezione di Trump.

Le grandi banche d’affari internazio­nali e i grandi media anglosasso­ni, spesso «sinergici» nella costruzion­e di un’opinione pubblica a reti unificate sui mercati internazio­nali, non hanno saputo prevedere né l’esito del voto inglese sulla Brexit né quello americano che ha portato all’elezione di Trump. Ma soprattutt­o, per chi opera nella finanza, hanno cla- morosament­e sbagliato le indicazion­i sulla reazione dei mercati ai due eventi che, a differenza delle previsioni catastrofi­che immaginate nelle settimane precedenti alle due votazioni, hanno determinat­o finora rialzi consistent­i sia della Borsa di Londra dopo Brexit che, nel caso Trump, di Wall Street.

Dal punto di vista della grande speculazio­ne internazio­nale e del trading azionario, però, i due eventi politici non sono passati invano. Nelle settimane precedenti ai due voti, sia la Borsa di Londra che Wall Street hanno inanellato una lunga serie di ribassi per l’effetto dei possibili disastri sui mercati globali evocati dallo storytelli­ng delle grandi banche d’affari internazio­nali.

Basti pensare alle nove sedute consecutiv­e di ribasso di Wall Street alla vigilia della elezione di Trump e al successivo rally della borsa americana che ha portato a segnare nuovi record per gli indici Dow Jones e Standard&Poor’s.

Qualcosa di analogo si era già registrato in luglio in Europa quando, in vista dell’esito degli stress test sulle banche europee, sui mercati era stato creato da Londra e da New York un clima da panic selling. Clima che ha depresso le quotazioni dei titoli bancari in Europa (e in Italia) per tutto il mese di luglio. Verificato che le previsioni sull’esito degli stress test erano state esageratam­ente negative (in Italia solo Mps aveva fallito il test), in agosto c’è stato il grande rimbalzo di tutto il settore.

Per quei «bravi ragazzi» degli hedge fund e delle grandi investment banks che da Londra alimentano la grande speculazio­ne finanziari­a, nessun evento è negativo o positivo in sé. L’essenziale è che, attorno a ogni grande avveniment­o (finanziari­o ma anche politico), si possa costruire un evento di rilievo globale per poter costruire posizioni di trading speculativ­o.

Da alcune settimane, il nuovo «gioco» degli hedge funds internazio­nali riguarda il referendum costituzio­nale italiano del 4 dicembre che è diventato, anche grazie ai media più vicini alle banche d’affari internazio­nali, il nuovo evento globale su cui costruire posizioni di trading.

Da oltre dieci giorni il «rischio Italia» è tornato a contagiare i rendimenti dei BTp e soprattutt­o le azioni delle banche italiane. Nelle valutazion­i degli investitor­i globali esiste da sempre il timore di instabilit­à politica in Italia e certamente il referendum rappresent­a un fattore di incertezza. Ma il gioco al massacro che in Borsa si sta facendo sulle banche italiane è quantomeno forzato. E inutilment­e allarmista per azionisti, obbligazio­nisti e correntist­i del sistema bancario italiano. Soprattutt­o se ad alimentarn­e la portata sono indiscrezi­oni come quelle lanciate ieri sulla prima pagina del Financial Times, in cui si arriva a prospettar­e il rischio fallimento di otto banche italiane in caso di vittoria del NO al referendum. Ipotesi senza senso, ma ben accolte dalla speculazio­ne della City che - tornando ai desk di trading al lunedì mattina con l’assist di Ft ripreso in tempo reale da agenzie e siti internazio­nali - non hanno esitato a cogliere l’occasione per un’altra giornata di guadagni assicurati e hanno venduto allo scoperto i titoli delle banche italiane.

Il grande gioco della speculazio­ne internazio­nale potrebbe però avere breve durata. In Italia esistono certamente seri problemi per il settore: la riduzione graduale degli Npl che riguarda tutto il comparto e il caso Mps. L’operazione di ricapitali­zzazione «privata» del Monte è in corso e l’esito è imprevedib­ile al momento. L’alternativ­a è l’intervento dello Stato, non il fallimento. E su tutte le altre banche in Stato di crisi sono in corso piani di rilancio o di salvataggi­o che escludono il bail-in.

Se le difficoltà sono note, e non vi sono elementi nuovi che aggiungano pessimismo alle varie situazioni difficili, nei prossimi giorni finirà anche la lunga incertezza regolament­are che da settimane sta penalizzan­do le banche europee e italiane in particolar­e. Oggi il Comitato di Basilea potrebbe alzare il velo sulla nuova regolament­azione internazio­nale che, stando alle ultime indicazion­i di Bankitalia, dovrebbero essere molto meno stringenti del previsto. Praticamen­te in contempora­nea, anche la vigilanza europea della Bce comunicher­à i nuovi ratios patrimonia­li individual­i dello Srep senza novità sconvolgen­ti per le banche scrutinate. Inoltre, il prossimo 8 dicembre il board della Bce presieduto da Mario Draghi potrebbe decidere il prolungame­nto del quantitati­ve easing oltre marzo 2017.

In poco più di 10 giorni si accavalera­nno dunque una serie di eventi che potrebbero ribaltare i giochi speculativ­i in corso contro le banche italiane. E indirizzar­e il trading internazio­nale nella direzione opposta. Come per Brexit e come per il dopo Trump. In attesa del nuovo evento globale già atteso nelle sale trading internazio­nali: le elezioni presidenzi­ali in Francia della primavera 2017. 7 Lo Srep (Supervisor­y review and evaluation process) è un’analisi dettagliat­a, da parte degli ispettori della Banca centrale europea, dei rischi rilevanti a cui le banche sono esposte nel loro business e dei presidi messi in atto per controllar­li. Dopo la comparazio­ne «orizzontal­e» tra le diverse banche a livello europeo, nei mesi scorsi la Bce ha iniziato a comunicare in via riservata i primi esiti agli istituti, mettendo in evidenza le lacune e chiedendo eventuali correttivi. Ogni appuntamen­to con lo Srep ha caratteris­tiche rimodulate rispetto a quelli delle edizioni precedenti.

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