Sull’offerta l’handicap del retail
Una notizia buona e due cattive: di fatto la conversione dei bond Mps parte in salita. La buona notizia è che il board di Generali ha deciso di aderire all’offerta: una decisione che vale 400 milioni su un target complessivo di circa 4 miliardi. Sul versante delle cattive notizie c’è il fatto che il bond perpetuo Fresh non è ammissibile all’offerta e dunque verrà meno la possibilità di aggiungere 230-280 milioni alla base potenzialmente convertibile in azioni . Ma soprattutto c’è il fatto che non si potrà contare su un’adesione massiccia del retail, che pesa - sulla carta - per la metà dell’offerta. Di fatto il retail è posizionato solo sull’emissione Mps 2008-2018 da 2,1 miliardi nominali, sottoscritta all’origine da 37mila investitori. Non si sa quanti l’abbiano ancora in portafoglio, ma il titolo per il quale è stata proposta la conversione al valore nominale di 100 nelle ultime settimane è stato oggetto di vendite che hanno abbassato le quotazioni di mercato anche sotto il prezzo di 60.
Fonti interne alla Banca Mps concordano: dopo l’assemblea di giovedì scorso che ha varato la conversione dei subordinati, la banca ha effettuato lo screening a tappeto di tutti i clienti che hanno in portafoglio il subordinato retail del Monte scadenza 15 maggio 2018, codice Isin IT0004352586, da 2,16 miliardi. L’obiettivo era la verifica del loro profilo di rischio Mifid nel caso di adesione alla trasformazione dei bond subordinati in azioni. Secondo le fonti, ufficiose, la mappatura dei profili di rischio dei clienti ha dato risposte negative nel 90% dei casi: in sostanza, nove risparmiatori su 10 non possono sottoscrivere azioni senza “andare a sbattere” contro l’innalzamento del livello di rischio Mifid del portafoglio. Un innalzamento che la banca esclude di promuovere. (N.B.)