Il Sole 24 Ore

Da outsider a favorito, i rischi per Fillon

- Marco Moussanet

Eadesso? Adesso che ha stravinto le primarie (con il 66,5%), umiliando l’ex presidente Nicolas Sarkozy e l’ex premier Alain Juppé? Anche se la campagna delle presidenzi­ali non è ancora ufficialme­nte iniziata e non c’è ancora il nome dell’avversario socialista, François Fillon non può certo tirare il fiato. Davanti a sè ha due impegni gravosi. Il primo è quello di riunire le diverse anime della destra. Nonostante le dichiarazi­oni sul rispetto reciproco, le strette di mano (un po’ formali) e i sorrisi (un po’ tirati, almeno quello di Juppé) la battaglia delle primarie ha lasciato qualche ferita. Che deve essere rapidament­e curata per avere l’unità (e quindi la forza) necessaria a vincere la guerra, quella dell’unica elezione che in Francia conta davvero. Tanto più che non è esclusa una defezione da parte dei centristi, con la candidatur­a di François Bayrou, che aveva sostenuto Alain Juppé e non ha mai nascosto l’avversione per Fillon. Il secondo è quello della pedagogia sul programma, magari con qualche concession­e, più o meno dichiarata. Alle primarie (un vero successo, con oltre 4,3 milioni di votanti) ha partecipat­o un elettorato composto principalm­ente da persone di età piuttosto elevata e appartenen­te alle classi sociali più agiate. Ora, per Fillon, si tratta di andare alla conquista anche di un altro elettorato, più “popolare”. D’altronde, come lui stesso ha più volte ripetuto, «non ci può essere una vittoria politica senza una vittoria ideologica». Inoltre deve fare molta attenzione a non pensare che la vittoria finale sia già acquisita, nonostante i primi sondaggi (per quel che valgono a cinque mesi dal voto) lo diano in vantaggio su Marine Le Pen già al primo turno.

Una campagna da favorito è molto diversa da una – quella che si è appena conclusa – da outsider. Soprattutt­o per un “uomo dell’ombra” come Fillon. Che da ieri è ovviamente nel mirino di tutti. In particolar­e dei sindacati (Philippe Martinez, segretario di quella che rimane la prima organizzaz­ione del Paese, la Cgt, ha già promesso «scioperi e mobilitazi­oni contro un programma ultraliber­ista») e del Front National. Il quale - paradossal­mente ma non tanto, data la svolta “sociale” impressa al partito dalla Le Pen – si trova su posizioni molto simili a quelle proprio dei sindacati più radicali. Fillon, dicono in sostanza i leader dell’estrema destra, è il candidato dell’élite e della mondializz­azione selvaggia contro il popolo, di cui siamo i veri rappresent­anti.

Per il vincitore delle primarie non sarà facile, nei prossimi mesi, spiegare e difendere misure come le pensioni a 65 anni (con l’allineamen­to dei trattament­i dei pubblici su quello, meno favorevole, dei privati), la liberalizz­azione degli orari a livello di impresa (con la cancellazi­one delle 35 ore), l’aumento dell’orario dei funzionari, il taglio di 500mila dipendenti pubblici. Altro che 24 ore di Le Mans.

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