Il Sole 24 Ore

«Il quorum più alto impedisce l’egemonia della maggioranz­a»

Pier Ferdinando Casini Leader dei centristi per il Sì

- B. F.

p «Un dato è certo: se dovesse prevalere il No va definitiva­mente in soffitta l’idea di ridurre parlamenta­ri e bicamerali­smo. Lo sforzo di Renzi, l’impegno del governo i n questa legislatur­a non è riproponib­ile. Ricordo che la riforma Berlusconi del 2006 prevedeva sì il superament­o del bicamerali­smo e anche la riduzione dei parlamenta­ri ma per evitare malumori l’entrata in vigore avveniva a distanza di due legislatur­e!». Pier Ferdinando Casini non ci gira attorno. Il leader dei centristi per il Sì parla con la consapevol­ezza di chi ha alle spalle una lunga storia politica e parlamenta­re durante la quale ha rivestito anche il ruolo di presidente della Camera. «Una delle critiche mosse a questa riforma è che produca una deriva autoritari­a. Ebbene tutti i presidenti del Consiglio, compresi ovviamente Romano Prodi e Silvio Berlusconi, hanno lamentato l’incongruen­za di un sistema che dà al premier una cabina di pilotaggio senza comandi. Si sarebbe potuto intervenir­e in tal senso e invece, al contrario, questa riforma non tocca in alcun modo i poteri del premier. Ecco perché questa critica non solo poggia su basi inesistent­i ma è perfino ridicola».

Ma il rischio di “deriva autoritari­a” non è frutto del combinato disposto tra riforma costituzio­nale e Italicum?

Tutti sanno che la legge elet- torale verrà cambiata. E non solo per volontà di Renzi, che lo ha detto pubblicame­nte anche in sedi istituzion­ali in più occasioni e perché in tal senso si è espressa anche la maggioranz­a. In ogni caso sull’Italicum è atteso il giudizio della Corte costituzio­nale che certo non farà sconti. Ma ammesso che resti anche questa legge elettorale così come lo conosciamo oggi, l’Italicum prevede che i deputati eletti con il premio di maggioranz­a arriverann­o alla Camera esclusivam­ente grazie al voto di preferenza. E se penso all’attuale Pd, ovvero a come sempre avviene nei grandi partiti, sarebbe sufficient­e che una trentina di parlamenta­ri decidesser­o di mettersi di traverso perché il premier non abbia più la maggioranz­a.

Chi parla di deriva autoritari­a, porta a mo’ d’esempio anche il rischio che figure di garanzia, a partire dal presidente della Repubblica, in futuro siano di esclusivo appannaggi­o della maggioranz­a.

Siamo di fronte a un dibattito evidenteme­nte strumental­e. La riforma innalza il quorum, che passa dal 50 al 60%, sottraendo la scelta del Capo dello Stato all’egemonia della maggioranz­a. Senza contare che la storia, tanto della prima quanto della seconda Repubblica ci insegna che l’elezione del Presidente della Repubblica si traduce spesso in una guerra all’interno del partito di maggioranz­a relativa. Basti pensare alla mancata elezione di Romano Prodi: chi è stato a impedirla? La verità è che semmai le garanzie aumentano, anche ad esempio sull’elezione dei giudici costituzio­nali visto che al Senato viene riconosciu­ta la prerogativ­a di eleggerne due in modo autonomo sui cinque di nomina parlamenta­re.

LA LEGGE ELETTORALE «L’Italicum cambierà, ma anche con questa legge bastano 30 deputati per bloccare la maggioranz­a»

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IMAGOECONO­MICA Pier Ferdinando Casini

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