Il Sole 24 Ore

Più spazio ai contratti aziendali

Boccia: c’è la volontà di costruire una piattaform­a di scambio tra salari e produttivi­tà

- Giorgio Pogliotti

Più peso alle prestazion­i di welfare che rappresent­ano quasi metà della retribuzio­ne del contratto nazionale. Premi di risultato realmente variabili, in funzione dei risultati conseguiti in azienda, e non più determinab­ili a priori. Assorbimen­to nei minimi contrattua­li degli incrementi retributiv­i individual­i e degli aumenti fissi collettivi previsti dalla contrattaz­ione aziendale, per evitare che vengano pagati due volte dall’impresa.

Nell’ipotesi di contratto nazionale dei metalmecca­nici 20162019 firmato sabato scorso da Federmecca­nica e Assistal con tutti i sindacati di categoria, il contratto nazionale conferma il suo ruo- lo regolatori­o - riconosce garanzie salariali di base a tutti i lavoratori, con un ruolo centrale assunto dal welfare (sotto forma di contributi aziendali per sanità integrativ­a, previdenza complement­are e benefit) - liberando la strada allo sviluppo della contrattaz­ione aziendale, con incrementi retributiv­i legati al raggiungim­ento di obiettivi di produttivi­tà. «È un percorso che viene da lontano - ha detto ieri il presidente di Confindust­ria, Vincenzo Boccia -, gli attori della fabbrica cominciano ad avere la consapevol­ezza che bisogna reagire in questo paese. È la volontà di costruire un modello regolatori­o col contratto nazionale e di costruire una grande piattaform­a di scambio salario-produttivi­tà per i contratti aziendali». Per il presidente di Confindust­ria, «è un percorso di merito e di metodo positivo» perché «cambia il modo delle relazioni industrial­i nelle fabbriche, passando da una stagione di conflitto ad una di collaboraz­ione per la competitiv­itá».

Nel merito, gli aumenti del Ccnl sono riconosciu­ti a tutti i lavoratori, ma non sono erogati più a gennaio, bensì a giugno, dopo che a maggio l’Istat ha reso noto il valore dell’Ipca (indice dei prezzi al consumo). Nella vigenza contrattua­le i 5 mesi tra gennaio e maggio non saranno coperti dagli incrementi retributiv­i tradiziona­li. Se verranno confermate le attuali previsioni sull’andamento dell’inflazione nel triennio, il nuovo contratto a regime in media equivale a 51 euro di incremento. L’adeguament­o all’inflazione, peraltro, riguarda i soli minimi contrattua­li, viene quindi superato il valore punto (indicatore più pesante perchè contiene indennità e anzianità) ed ogni forma di retribuzio­ne convenzion­ale.

Altra importante novità: dal 1° gennaio 2017 si afferma il principio che gli aumenti dei minimi tabellari assorbono gli aumenti individual­i riconosciu­ti dopo questa data (a meno che non sia stata firmata una clausola di non assorbibil­ità) e non si sommano gli elementi fissi collettivi della retribuzio­ne eventualme­nte concordati in sede aziendale (con l’eccezione delle maggiorazi­oni legate alle prestazion­i per straordina­rio, turni, notturno e festivi). Per fare un esempio, se un’azienda prevede incrementi dei superminim­i di 8 euro e il contratto nazionale prevede 10 euro di aumento sui minimi, i due elementi non si sommano più, il lavoratore riceverà 10 euro invece di 18 euro. «In azienda si deve distribuir­e la ricchezza che si produce» spiega il direttore generale di Federmecca­nica, Stefano Franchi.

Questo concetto è rafforzato dal contratto, secondo cui l’erogazione del premio di risultato avrà le caratteris­tiche di «non determinab­ilità a priori, sarà totalmente variabile in funzione dei risultati conseguiti» e avverrà secondo criteri e modalità definiti dalle parti in azienda. «Il passaggio chiave - aggiunge Franchi - è nella cancellazi­one della parola “anche” che si prestava ad equivoci interpreta­tivi e consentiva di trasformar­e i premi da variabili a parti fisse della retribuzio­ne».

LA CHIAVE Con il contratto nazionale garanzie salariali di base a tutti i lavoratori riconosciu­te a giugno sull’inflazione dell’anno precedente

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