Superato il rischio di sovrapporre i livelli contrattuali
Concluso positivamente il rinnovo del contratto di metalmeccanici, sorge spontanea la domanda se si sono poste le premesse per un successo del confronto sul nuovo modello contrattuale che si aprirà la settimana prossima tra sindacati e Confindustria.
Io credo di si, perché si è fatto un passo in avanti significativo verso l’obiettivo di un allargamento del raggio di azione della contrattazione decentrata.
Che ce ne sia bisogno tutti lo riconoscono, almeno a parole, ma l’obiettivo è impedito da condizioni sia di carattere economico sia istituzionale.
I fattori economici sono rappresentati da una crescita bassa, vicina allo zero, sia di prezzi che della produttività, una situazione questa che limita lo spazio per aumenti dei salari. L’assetto istituzionale, poi, prevede un forte livello nazionale di contrattazione che lascia solo le “briciole” al livello inferiore. Non è un caso che l’80 per cento del salario medio dell’industria è costituito da voci fissate a livello nazionale.
Come spostare il baricentro della contrattazione in azienda in presenza di queste difficoltà?
Una possibile risposta stava nel concetto di “salario di garanzia” che era stato introdotto nella piattaforma della Federmeccanica all’inizio del confronto coi sindacati.
In che cosa consiste il salario di garanzia?
Esso presuppone che i minimi contrattuali svolgano solo il ruolo di rete protettiva e che i loro aumenti siano riconosciuti solo ai lavoratori che non hanno altre voci fisse di fonte aziendale nella busta paga. Agli altri lavoratori che hanno voci fisse aziendali gli aumenti dei minimi contrattuali non vengono riconosciuti.
L’applicazione del salario di garanzia avrebbe escluso dagli aumenti dei minimi tabellari la stragrande maggioranza dei lavoratori e per questo trovò una forre opposizione sindacale. Ma non vi è dubbio che la sua introduzione avrebbe evitato alle imprese di “pagare due volte” voci retributive di carattere fisso e continuativo, quelle nazionali e quelle aziendali e avrebbe spinto le imprese a fare maggiore uso della contrattazione aziendale.
Sappiamo poi come sono andate le cose. Delle richieste dei sindacati si è dovuto tenere necessariamente conto ma l’urgenza di chiudere un contratto molto complicato, non ha impedito che il salario di garanzia lasciasse una importante traccia nel testo dell’accordo.
Infatti nel testo si dice che: «A decorrere dal 1° gennaio 2017 gli aumenti dei minimi ta-
IL MECCANISMO Gli aumenti dei minimi tabellari assorbono incrementi individuali e collettivi concordati in azienda
bellari assorbono gli aumenti individuali..., nonché gli incrementi fissi collettivi della retribuzione eventualmente concordati in sede aziendale...».
Non è proprio il meccanismo previsto dal salario di garanzia. Infatti mentre l’idea originaria permetteva alle i mprese di contrattare aumenti salariali aziendali (legati alla produttività) sapendo che avrebbe potuto così evitare di pagare gli aumenti nazionali, ora l’idea, un poco più complicata da applicare da parte delle aziende è che gli aumenti concessi a livello aziendale vengono annullati (assorbiti) dagli aumenti definiti a livello nazionale.
È molto chiaro che non è la stessa cosa, ma l’idea di fondo rimane e cioè la possibilità per le imprese di non “pagare due volte”.
È un’idea da conservare e affinare. Se son rose...