Ex ante o ex post: ora tocca ai tessili
È, con i suoi 420 mila addetti, l’altro grande contratto del manifatturiero. Così toccherà con ogni probabilità alla trattativa per il rinnovo dell’industria tessile inserirsi sulla scia di quanto appena fissato al tavolo delle tute blu. E sciogliere il nodo dei nodi, ovvero come erogare gli aumenti: se ex ante - è questo il modello della tradizione ma non però ancora finito in cantina (le ultime in ordine di tempo, il 23 novembre, sono state le 700 imprese produttrici di spazzole e penne) - o ex post. Ovvero la nuova strada individuata da imprese e sindacati per tenere insieme congiuntura in affanno e tutela del reddito. In questo senso, prima dei metalmeccanici ci sono stati alcuni rinnovi delle numerosa famiglia della chimica, come ad esempio la ceramica, ma il fatto che sia questa la scelta di quello che per una serie di ragioni economiche e storiche viene considerato il contratto “leader” dell’industria ne rafforza il peso politico.
Anche perché questa volta, dopo stagioni di negoziati separati, il contratto porta in fondo anche la firma della Fiom. Come a dire che, se c’è questo via libera agli aumenti ex post, sarà assai complesso, per non dire periglioso, per le altre sigle mantenere la barra degli ex ante.
Ed allora ancora una volta toc- cherà ai tessili rispolverare il passato, tornare all’antico spirito delle buone relazioni industriali, e scrollarsi di dosso le tensioni dello sciopero del 18 novembre. I sindacati hanno chiesto alle imprese decisioni autonome da Confindustria. La Filctem ha sostenuto che è «profondamente sbagliato l'atto di subalternità di Smi nei confronti di Confindustria. Nella nostra cultura contrattuale il salario si negozia non si registra». Mentre la Uiltec ha dichiarato che «ogni categoria ha una propria ed autonoma dinamica contrattuale e non ci sono modelli da applicare». E sul fronte opposto le imprese hanno proposto «di legare l'andamento futuro delle retribuzioni all'inflazione, per tutelare al 100% il potere d'acquisto dei salari dei lavoratori, salvaguardando la competitività delle imprese» ma soprattutto di tener conto «di un nuovo approccio retributivo, basato sul concetto di total reward che include, oltre agli incrementi retributivi proposti, anche l'implementazione di strumenti di welfare aziendale e di crescente protezione e assistenza sanitaria per i lavoratori» (si veda Il Sole 24 Ore del 22 novembre).
Difficile avere ora un orientamento chiaro di cosa accadrà, di certo è evidente che toccherà a questa categoria portare sul tavolo una terza opzione oppure segnare definitivamente il solco “dell’ex post”. Questo mentre la trattativa del Legno-Arredo deve decidere come far fronte alla richiesta delle imprese di maggiore flessibilità, e quello dell’Edilizia ha appena tagliato il nostro partenza.
L’AGENDA Le sigle chiedono «scelte autonome» mentre le imprese hanno introdotto il concetto di «total reward». In coda Legno ed Edilizia