Ilva, in Acciaitalia entra anche Jindal
Raggiunto l’accordo per l’ingresso del gruppo indiano nella cordata Acciaitalia
Jindal south west (Jsw) muove sul dossier Ilva. È stato raggiunto ieri l’accordo per l’ingresso del gruppo indiano in Acciaitalia, la holding, partecipata da Cassa depositi e prestiti, gruppo Arvedi e DelFin (la finanziaria di famiglia di Leonardo Del Vecchio), che a fine giugno ha depositato un’offerta vincolante per rilevare gli asset di Ilva.
L’operazione è confermata sia da fonti vicine ad Acciaitalia, che da fonti vicine alla procedura commissariale. Secondo le prime ricostruzioni, Jsw dovrebbe entrare nella newco con una quota del 15-20%, rilevando quote da tutti gli attuali soci. Attualmente l’azionariato di Acciaitalia vede un ruolo predominante di Cassa depositi e prestiti (possiede il 44,5%, con un ruolo di anchor investor in chiave di valorizzazione del settore e a tutela dell’indotto), seguita da DelFin (33,3%) e Arvedi (22,2%). Lo schema di accordo - che ha richiesto settimane di limature, incontri, viaggi in India per definire tutti i dettagli e appianare ogni criticità - è complesso. In estrema sintesi, però, tutti i soci cederanno posizioni con l’arrivo del nuovo socio. L’ingresso degli indiani riporterebbe l’azionariato a quell’equilibrio tra componente finanziaria e industriale (con una proiezione all’estero) che era stato disegnato in giugno, quando si attendeva l’ingresso nella newco della turca Erdemir, poi sfumato all’ultima ora.
Questo non significa, però, che il capitale di Acciaitalia non possa successivamente subire ulteriori variazioni. La componente azionaria giapponese presente oggi nel capitale di Jindal (il 16,17 per cento del gruppo indiano oggi è controllato da Jfe steel corporation, il quinto produttore di acciaio al mondo) permetterebbe in un secondo step il coinvolgimento nella compagine di altre risorse finanziarie, con tutta probabilità legate a fondi asiatici.
Il percorso di avvicinamento di Jsw a Ilva è stato lungo e articolato. Il gruppo indiano, che due anni fa aveva formalizzato un’offerta per gli asset della ex Lucchini in amministrazione straordinaria (assegnati poi all’algerina Cevital), aveva già partecipato a una due diligence approfondita sugli impianti di Taranto durante la gara del 2014, accedendo anche alla data room.
A settembre di quest’anno il gruppo ha nuovamente approcciato il dossier, avanzando una manifestazione d’interesse all’ingresso in Acciaitalia. Nelle settimane successive una task force di tecnici indiani ha visitato gli impianti di Genova e Novi Ligure (presente in questo caso anche il chairman, Sajjan Jindal), per poi recarsi a Taranto e a Milano, dove sono stati approfonditi aspetti legati alla parte commerciale e agli acquisti.
Sajjan Jindal, dialogando nelle scorse settimane a margine dell’assemblea annuale della Worldsteel association, aveva affermato che il gruppo indiano «continua a guardare a nuove opportunità» per crescere fuori dal mercato indiano, sottolineando che «Ilva, da questo punto di vista, è una potenziale opportunità».
L’iter di cessione degli asset Ilva attende nei prossimi giorni il pronunciamento del comitato di esperti sui piani ambientali allegati alle due offerte in gara (l’altra proponente è Am Investco Italy, la joint venture formata da Arcelor-Mittal e da Marcegaglia, con una quota rispettivamente dell’85 per cento e del 15 per cento).
Solo dopo la validazione dei piani ambientali saranno affrontate le offerte i ndustriali, e quindi assunta una decisione definitiva.
Il commissario straordinario dell’Ilva, Enrico Laghi (gli altri due componenti della terna commissariale sono Enrico Gnudi e Corrado Carrubba) ha affermato nei giorni scorsi che il pronunciamento dovrebbe arrivare tra gennaio e febbraio del 2017. L’iter definito di vendita dovrebbe invece concludersi, auspicabilmente, nella prima metà dell’anno prossimo.
LE CONDIZIONI La società dovrebbe entrare nella newco con una partecipazione del 15-20%, rilevando quote da tutti gli attuali soci