Salvataggio per Unicoop Tirreno
Le sei cooperative di consumo più grandi d'Italia - Novacoop, Coop Liguria, Coop Lombardia, Coop Alleanza 3.0, Unicoop Firenze e Coop Centro Italia - scendono in campo per salvare Unicoop Tirreno, la catena di supermercati da quasi un miliardo di fatturato che presidia la costa toscana e che ha accumulato perdite per più di 100 milioni negli ultimi sei anni.
L'aiuto prestato nei mesi scorsi dal gigante emilianoadriatico Coop Alleanza 3.0 (che ha rilevato quote nei supermercati in Campania, Lazio e Umbria) non è bastato; ora Bankitalia ha imposto a Unicoop Tirreno di rafforzare il patrimonio a garanzia dei 120mila soci-prestatori che le hanno affidato più di 1.098 milioni di euro (al 31 dicembre 2015) attraverso la formula del “prestito sociale”.
A fronte di questo tesoretto la coop di Piombino ha un patrimonio valutato di 221 milioni di euro, con un rapporto patrimonio/prestito sociale che sfiora 1 a 5. Quel rapporto, ha ordinato Bankitalia, va riportato al livello di 1 a 3, il che significa che servono quasi 150 milioni.
Per questo il sistema cooperativo rappresentato da Legacoop ha deciso l'intervento delle Coop più grandi, che sarà diretto al solo rafforzamento patrimoniale, senza ingresso nel capitale (e dunque senza ingerenza nelle scelte strategiche). L'operazione avverrà attraverso la sottoscrizione di “strumenti finanziari partecipativi” emessi da Unicoop Tirreno, una sorta di azioni con cui le sei coop parteciperanno al rischio d'impresa, in modo da soddisfare le richieste di garanzia di Bankitalia.
L'emissione di strumenti partecipativi, approvata nei giorni scorsi dal consiglio di amministrazione di Unicoop Tirreno insieme con la proposta di revisione dello statuto, è ora al vaglio delle 30 assemblee soci della cooperativa, con le votazioni che si concluderanno il 5 dicembre. Dopodiché partirà la sottoscrizione.
«Gli strumenti saranno offer- ti alle altre cooperative di consumo in uno straordinario impegno solidale che riguarda l'intero movimento» spiega Unicoop Tirreno.
Sarà dunque il nuovo piano industriale 2017-2019, approvato anch'esso nelle settimane scorse, a fare da guida e garanzia nei prossimi tre anni. Il piano prevede il ritorno alla redditività nella gestione caratteristica nel 2019, grazie a una profonda riorganizzazione che contempla lo snellimento della rete di vendita (oggi 109 negozi tra supermercati, iper e mini, di cui 66 in Toscana), lo sviluppo del franchising e il dimagrimento dei costi che avrà impatto anche sugli organici (oggi 4.000 dipendenti).