Vivendi, miniserie a misura di giovani e smartphone
Dopo Sudamer ica e Francia anche in Italia «Studio+»
pL’obiettivo principale sono i Millennials. La sfida: conquistarne tempo (e denari) con brevi serie premium , realizzate a tempo record (un mese per ognuna) e pensate per gli smartphone.
Ha il sapore della sfida quello che Vivendi ha deciso di fare in Italia, dopo lo start in Sudamerica e Francia. Il gruppo francese presieduto da Vincent Bollorè ha infatti presentato ieri a Milano il lancio di “Studio +”. Si tratta di una app, scaricabile dagli app store, grazie alla quale portare sugli schermi dei propri smartphone miniserie di 10 episodi da 10 minuti ognuno. In metropolitana, in fila in un ufficio, in attesa di un bus, la scommessa di Vivendi è quella di riempire questi tempi morti con produzioni di qualità riconoscibile, innovative nel formato (ottimale su smartphone) e molto mirate nei contenuti: ad alto tasso di adrenalina (come “Kill Skills”, giocato fra Londra, Copenhagen, mafia israeliana), ma anche storie sentimentali, commedie, horror. Tutte comunque coinvolgenti.
Per far breccia Vivendi ha scelto come compagno di viaggio Telecom – di cui è primo azionista (23,15%) – con cui ha stretto un accordo esclusivo (e revenue sharing) per offrire il servizio ai clienti Tim a 3,99 euro al mese (anziché 4,99, prezzo praticato ai clienti di altri operatori) oppure 1,49 euro (anziché 1,80) a settimana. Primo mese e prima settimana gratuiti, quindi, all’interno di un framework in cui Studio + è senz’altro un esempio delle sinergie fra produttori di contenuti (Vivendi) e telco (Telecom).
Al momento sono disponibili 15 serie (in cinque lingue: inglese, spagnolo, portoghese, francese e italiano), che diventeranno 20 en- tro fine anno, mantenendo il ritmo di una serie nuova a settimana, e quindi 52 all’anno.
Il tutto con un investimento totale di 70 milioni per il 2016-2017 . Di questi, 50 sono per le produzioni “in casa”. Occorre in tal senso ricordare che Vivendi, oltre alla pay Canal +, ha in pancia Universal Music, StudioCanal (numero uno europeo della produzione di film e serie tv), ed è azionista del nuovo gruppo Banijay. Gli altri 20 milioni serviranno per acquistare serie all’esterno. «I contenuti “premium” su questo mercato non esistono e abbiamo una platea potenziale di 600 milioni di clienti nel mondo», ha spiegato Dominique Delport, presidente di Vivendi Content. Nessun commento sulla querelle con Mediaset su Premium, ma «senza dubbio sarebbe un’alleanza che ha senso», soprattutto «se vogliamo veramente promuovere la cultura europea, che è core sia per Mediaset sia per Vivendi». Tornando a Studio +, si dice soddisfatta Daniela Biscarini, responsabile multimedia entertainment & consumer digital services di Tim , nella convinzione che «lo sviluppo di servizi innovativi per l’entertainment sia uno dei principali driver del nostro business».
Certo, ora c’è la prova mercato. Il traffico dati non è compreso nel prezzo e questo è sicuramente un handicap, anche se mitigabile in parte, dal “download and play”: si scarica (magari con wi-fi) e poi si vede offline. Altro discorso: quei 10 minuti servono spesso per i social o per Youtube. E contendersi il tempo degli utenti con colossi come la piattaforma di videostreaming di Google o Facebook non è uno scherzo. Vivendi però ci crede: dopo Sudamerica (accordo con Telefónica), Francia (prossime le intese con Orange e Bouygues) e Italia, sono in corso di sottoscrizione accordi in Russia, Usa, Germania, Uk e Spagna.
L’INTESA CON TELECOM Ai clienti Tim offerta a prezzi di vantaggio Il gruppo francese investirà 70 milioni di euro nel 2016-17 per proporre 52 serie all’anno