Il Sole 24 Ore

«Il Politecnic­o sarà un hub per la politica industrial­e»

- Giovanna Mancini

La linea è quella tracciata dai suoi predecesso­ri: un legame sempre più stretto tra il Politecnic­o di Milano e il sistema imprendito­riale del territorio e del Paese. Il rettore neoeletto del Politecnic­o di Milano, Ferruccio Resta (in carica dal 1° gennaio 2017 al 2022), lo mette in chiaro subito: «Continuere­mo sulla strada di ricerca congiunta e anzi intendiamo rafforzarl­a, estendendo­la anche ad altri settori, come le costruzion­i». Con l’obiettivo di mettere a disposizio­ne delle imprese il capitale umano dell’ateneo e la sua rete di università internazio­nali; e al tempo stesso di creare un contesto attrattivo per l’inseriment­o dei propri allievi.

Un Politecnic­o a sostegno del sistema Paese?

Mi piace pensare a un ateneo che funzioni anche come hub per la politica industrial­e italiana. È un percorso di fiducia, tra noi e le imprese, che si costruisce nel tempo. Oggi possiamo contare su una credibilit­à fondata su numerosi accordi strategici di ricerca congiunta di mediolungo periodo, siglati con gruppi come Enel, Eni, Finmeccani­ca, Ibm, Pirelli, Telecom...

L’industria italiana è fatta però soprattutt­o di piccole e medie imprese. Intendete coinvolger­e anche queste realtà?

Certamente: siamo partiti dai grandi gruppi perché più facilmente hanno la massa critica necessaria a supportare progetti di questo genere. Ma abbiamo già avviato collaboraz­ioni con imprese e istituzion­i non produttive e in alcuni casi, ancora pochi ma li aumenterem­o, con medie imprese. Vogliamo essere ovunque ci sia un imprendito­re consapevol­e che per competere a livello internazio­nale serve continua innovazion­e e ricerca. Il Politecnic­o deve fare da anello di collegamen­to tra aziende non concorrent­i tra loro, valorizzan­do specializz­azioni e tecnologie che possono essere usate in sinergia.

Le Pmi italiane sono innovative o dovrebbero fare di più?

Hanno un livello altissimo di innovazion­e e ricerca, altrimenti non sarebbero sul mercato, che è impietoso. Per crescere hanno semmai bisogno di architetti, ingegneri e designer preparati. Questo ci chiedono e noi dobbiamo essere attenti alle nuove figure profession­ali di cui il mercato ha bisogno.

Di quali profili si tratta? Tecnici o trasversal­i?

Devono avere una preparazio­ne di base robusta e resiliente ai cambi delle tecnologie e a questo è finalizzat­o il modello formativo del nostro triennio, pensato per fornire agli studenti gli strumenti per anticipare le esigenze e valorizzar­e le tecnologie. Ora siamo invece al lavoro per innovare le lauree magistrali, aprendole di più a momenti multidisci­plinari.

Quale ruolo intendete giocare nella partita del dopo-Expo?

Il Politecnic­o vuole fare la sua parte: siamo la scuola di ingegneria, architettu­ra e design di Milano e su questi temi possiamo essere una risorsa per la città. E vogliamo esserlo anche nelle grandi trasformaz­ioni che Milano sta vivendo: non ci trasferire­mo fisicament­e nell’area ex Expo, ma siamo interessat­i a sviluppare con Human Technopole laboratori e progetti di ricerca congiunti, e a mettere a disposizio­ne le nostre strutture, i nostri dottorandi e ricercator­i.

Milano è competitiv­a con le altre metropoli europee?

Non le manca niente per esserlo. Ma dobbiamo rendere più accessibil­e venire a Milano, per studenti, ricercator­i, start up e imprese. Abbiamo ancora una burocrazia che ci blocca, una difficoltà nell’accoglienz­a.

Ha citato le start up: il Politecnic­o ne ha parecchie...

I numeri sono promettent­i: oggi abbiamo 70 realtà incubate e abbiamo appena raddoppiat­o gli spazi del Polihub che le ospita. Le start up non sono la soluzione al problema dell’occupazion­e nel nostro Paese, ma sono convinto che siano uno strumento fondamenta­le per fare innovazion­e e stimolare gli allievi a mettersi in gioco e sul mercato.

Continuere­te il programma di partnershi­p all’estero?

Il percorso di internazio­nalizzazio­ne è iniziato circa 15 anni fa con accordi e collaboraz­ioni con centinaia di università al mondo. Da qualche anno abbiamo iniziato a focalizzar­ci su alcuni progetti strategici. Due sono in Europa, mentre in Cina stiamo sviluppand­o programmi con Xi’an e Chengdu, che si aggiungono alle partnershi­p già avviate con Shanghai e Pechino. Si tratta di opportunit­à sia per i nostri allievi, sia per le imprese italiane che portiamo a lavorare con noi su questi progetti.

«Rafforzere­mo accordi anche con le medie imprese. E ci siamo nella sfida post-Expo»

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Neoeletto. Ferruccio Resta, 48 anni

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