Il Sole 24 Ore

Mire cinesi sui porti della Ue

Le società di Pechino puntano sia sugli scali del Nord sia su quelli del Mediterran­eo Opportunit­à per l’Italia ma solo se banchine e logistica migliorano

- Raoul de Forcade

pLa Cina si sta muovendo con decisione alla conquista di terminal e aree portuali sia nel Mediterran­eo che, in generale, in Europa. Una strategia che può rappresent­are un’occasione storica per l’Italia ma solo a patto che dimostri di avere, o di essere in grado di realizzare in tempi brevi, infrastrut­ture portuali e logistiche all’altezza delle aspettativ­e cinesi. In caso contrario il rischio è che il Paese rimanga tagliato fuori dalle opportunit­à di sviluppo offerte dal gigante dell’Oriente. A mettere in luce questa situazione è il rapporto annuale su Le relazioni economiche tra l’Italia e il Mediterran­eo, di Srm (Studi e ricerche sul Mezzogiorn­o) che fa capo a Intesa Sanpaolo (si veda Il Sole 24 Ore del 26 novembre scorso).

«Gli investimen­ti del Dragone – si legge nel report, in una parte dedicata alla Cina - hanno strategie ben delineate che vedono il costituirs­i di una tenaglia che afferra il Mediterran­eo a partire da Suez fino ad Israele e ai porti turchi per avere punti di riferiment­o nel- l’area East-Med». Poi c’è «il Pireo che rappresent­erà lo sbocco per i mercati Balcanici e un hub per il transhipme­nt verso i porti di minore dimensione». A seguire, si legge nello studio, potrebbe arrivare Algeciras: la Cina è interessat­a al terzo terminal dello scalo spagnolo, per «servire i mercati del West Med e per avere l’ultimo riferiment­o prima delle rotte transatlan­tiche». Un punto di riferiment­o per il Nord-Europa, prosegue il report, «sarà altresì rappresent­ato dai porti di RotterdamA­nversa e Zeebrugge dove la Cosco sta realizzand­o importanti investimen­ti e acquisizio­ni».

Cosco è la grande compagnia di navigazion­e di Stato cinese che, nel febbraio 2016, ha acquisito anche la China shipping, fusione grazie alla quale si sta formando un gruppo con asset per 80 miliardi di dollari (tra i quali 1.114 navi) . Il nuovo gruppo, tra l’altro, ha una rete di 46 terminal container, gestita da Cosco shipping ports, che è la seconda al mondo e movimenta 90 milioni di teu (container da 20 piedi) l’anno. Il primo operatore glo- bale è la Hutchinson ports holding di Hong Kong.

Cosco è uno degli artefici della scalata cinese ai porti Ue. Si parte dal 2004, quando il gruppo acquista una quota del 20% dell’Antwerp gateway (Anversa). Successiva (2007) è l’acquisizio­ne in Egitto del 20% del Suez canal container terminal (Apm terminals del gruppo Maersk ha il 55% della società ed è un alleato di Cosco in diversi porti). La società cinese controlla poi il 24% del terminal (sempre di Apm) di Zeebrugge (acquisito nel 2013 da China shipping). Nel maggio 2015, inoltre, la Cina stringe un accordo con Isarele che affida a Shanghai internatio­nal port group la gestione (dal 2021) del porto di Haifa. A settembre, poi, i cinesi attraverso una joint venture di Cosco, acquisisco­no il 26% del Kumport terminal di Istanbul. Ma è il 2016 l’anno in cui Cosco stringe sempre di più la tenaglia. In gennaio si accorda per acquisire il 67% del porto greco del Pireo (51% subito e il resto dopo cinque anni); in maggio è la volta del 35% di Euromax terminal

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