Cuba, Trump minaccia di bloccare il disgelo
Obama e Putin non andranno al funerale dell’ex leader - In pericolo le concessioni in campo economico, turistico e valutario Il monito del presidente eletto: se l’Avana non migliora le sue proposte rompiamo l’accordo
pCuba, la Cuba rivoluzionaria, malandrina, nella lista dei potenziali terroristi archiviata con lo storico viaggio di Barack Obama della scorsa primavera all’Avana, torna a dominare il panorama mediatico americano. E ieri la coincidenza quasi simultanea di tre eventi altamente simbolici ha generato una sorta di “perfect storm” dalla quale non è chiaro come si uscirà: mentre i cubani cominciavano a rendere omaggio alle ceneri di Fidel Castro, esposte in piazza della Rivoluzione, atterrava il primo volo commerciale di linea dell’American Airlines all’Avana, il primo di ben 100 voli giornalieri quando nel giro di un paio di mesi e dunque prima dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca si sarà a pieno regime.
A fronte di questa coincidenza che sembrava offrire la via d’uscita naturale per voltare del tutto pagina nella storia fra i due paesi, il presidente eletto Donald Trump ha rispolverato il volto aggressivo della campagna elettorale e ha detto che se il governo di Raul Castro non introdurrà libertà religiose e politiche straccerà l’accordo sigla- to da Obama.
Avendo visto in azione la grinta di Raul Castro durante la visita di Obama, Donald Trump non sa che nel Castro sopravvissuto trova pane per i suoi denti. Gli artigli del vecchio rivoluzionario sono taglienti e non c’è dubbio che se Trump parte con il linguaggio duro, rovina in partenza qualunque possibilità di fare i ne- cessari progressi importanti sul fronte delle libertà civili, ma anche su quello delle libertà economiche a Cuba: Castro ci metterebbe un attimo a chiudere di nuovo le frontiere e i danni sarebbero prima di tutto per la popolazione cubana che comincia a simpatizzare con l’America per il nuovo benessere, ma anche per le aziende americane, a partire dalle linee aeree ma anche per compagnie di comunicazione e di costru- zione che hanno già investito somme ingenti nel nuovo futuro cubano.
L’atmosfera malinconica di questi giorni, la chiusura simbolica di un’epoca con il primo viaggio nel giorno in cui i cubani piangono Fidel in piazza poteva essere il canale su cui costruire i prossimi passi diplomatici. Basta aspettare. La coreografia di questi nove giorni di lutto nazionale, senza baseball, alcool o birra prevede che domani le ceneri di Castro partiranno per la provincia orientale di Santiago, da dove partì la marcia rivoluzionaria, un “processione” al “contrario” rispetto all’avanzata che porto alla conquista dell’Avana e alla fuga del dittatore Fulgecio Batista nel 1959. E proprio lì a Santiago, il 4 dicembre ci sarà la sepoltura delle ceneri nel cimitero di “Santa Ifigenia”, di fianco al monumento dedicato all’altro grande eroe cubano Jose Martì.
Dopo la sepoltura, la vera nuova pagina cubana è pronta per essere riaperta. Sappiamo che Raul è un pragmatico riformista, che avrebbe fatto anche di più se non ci fosse stata la resistenza ideologica del fratello ancora molto influente nel controllo del governo attraver- so suoi emissari. Ma ora Fidel è morto, Raul ha annunciato che lascerà nel febbraio del 2018 e il successore è già pronto, Miguel Diaz-Canel, considerato sì un fedele marxista leninista, ma pur sempre un “giovane” di 56 anni ben conscio della necessità di guardare al futuro. E il problema a Cuba non è solo per le libertà religiose o politiche ma è anche per le libertà economiche.
Forse Trump si è fatto influenzare dalle dimostrazioni di vecchi esuli cubani che hanno celebrato per strada a Little Habana a Miami la morte di Castro chiedendo vendetta. Ma contano poco, i giovani sono integrati in America e uno di loro, il senatore Marco Rubio è stato chiarissimo: «Benché si vogliano normalizzare le relazioni con Cuba, questo non significa dimostrare apertura anche verso l’eredità di Fidel Castro. Spero che l’amministrazione Obama decida di non mandare nessuno ai funerali di Castro», ha detto Rubio. Ieri un annuncio lo abbiamo avuto: né Barack Obama né Joe Biden andranno ai funerali (e neanche il leader del Cremlino Putin). Non sappiamo se ci andrà Kerry.
LA VERA SVOLTA Raul Castro ha già annunciato il ritiro per il febbraio 2018, e il suo successore è già pronto: il fedele vice 56enne Miguel Diaz-Canel