Il Sole 24 Ore

L’Italia e la partita della ricerca scientific­a spaziale

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Gentile Fabi, in questi giorni ho seguito con interesse e un pizzico di rabbia le vicende della sonda Schiaparel­li e forte è il rammarico per i risultati scientific­i che ne sarebbero potuti scaturire. Come è possibile continuare ad avere fiducia in organizzaz­ioni che utilizzano i contributi di tanti europei quando i risultati sono così poco gratifican­ti. Organizzaz­ioni che si vantano di avvalersi del lavoro di super esperti e ai quali pagano super stipendi per poi gestire i progetti in modo deludente. Conosco bene l’Esa, dove sono stato per quindici anni con continui contratti di somministr­azione lavoro e senza ricevere un giusto trattament­o economico (ho avviato un procedimen­to legale a riguardo). Spesso i miei conoscenti mi domandano quale sia il reale ritorno per il nostro Paese in termini di impiego e promozione delle profession­alità. Tanti mi chiedono se queste organizzaz­ioni non siano in realtà delle nuove corti senza troppi benefici scientific­i ed economici. Io non so dar loro una risposta.

I.B. Gentile lettore, il cammino della scienza e della ricerca è da sempre costellato non solo da successi, ma anche da errori, passi falsi, talvolta purtroppo anche da tragedie. E la ricerca spaziale non fa eccezione. Basti ricordare come all’inizio del programma americano Apollo, destinato a portare l’uomo sulla Luna, durante un’esercitazi­one una navicella prese fuoco e vi morirono tutti e tre gli uomini dell’equipaggio. Altre tragedie e altri fallimenti poi seguiranno insieme a grandi conquiste: la ricerca spaziale ha fornito e continua a fornire un impulso fondamenta­le alle innovazion­i con cui ora facciamo i conti tutti i giorni.

E questo vale anche per l’Europa e per l’Italia. Sono ancora in corso le inchieste per individuar­e le cause che hanno causato il mancato “ammartaggi­o” morbido della sonda Schiaparel­li. Resta il fatto che la partecipaz­ione all’Agenzia spaziale europea permette al nostro Paese di partecipar­e allo sviluppo delle tecnologie più avanzate con ricadute positive su molti fronti, in primo luogo quello industrial­e. La conferma la si può trovare nel libro che Paolo Gila ha dedicato alle eccellenze della ricerca e del Made in Italy: “Ho visto più lontano” (Ed. Gueri-

ni e associati, pagg. 212, €18,50).

Proprio a proposito della ricerca spaziale Gila scrive: «L’Italia è la sesta nazione al mondo per capacità spaziale e può giocare un ruolo significat­ivo in quella che gli americani chiamano “New space economy”. Secondo l’Ocse il valore di questo mercato si aggira sui 300 miliardi di dollari, numeri che potranno lievitare mano a mano che le informazio­ni circoleran­no dalle orbite in rete e viceversa: queste tecnologie hanno impatto sul nostro stile di vita. Con esse monitoriam­o l’ambiente, prevediamo il clima e i disastri naturali, diamo un supporto al traffico aereo, alla trasmissio­ne di dati legati a servizi di comunicazi­one per i mercati finanziari, per le industrie e per le banche. Insomma il futuro è segnato e basterà cavalcarlo».

g.fabi@ilsole24or­e.com

La scuola «Luca Ronconi»

In riferiment­o all’articolo «Al Piccolo le Chiavi d’Europa» pubblicato a pagina 22 del Sole 24 Ore del 27 novembre, precisiamo che gli attori dello spettacolo, andato in scena lunedì sera al Teatro Studio Melato, sono gli allievi della scuola del Piccolo Teatro di Milano “Luca Ronconi” (fondata da Giorgio Strehler e diretta da Carmelo Rifici) e non, come erroneamen­te scritto, della scuola “Paolo Grassi”. Ce ne scusiamo con i lettori e con gli interessat­i (Gi.M.)

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Domenico Rosa
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