Il Sole 24 Ore

Economia della reputazion­e e attenzione alla comunità

- Di Antonio Criscione

La responsabi­lità sociale, che proietta le imprese in un contesto di “economia della reputazion­e”, è attenzione alle comunità. Una responsabi­lità che «è gratis e democratic­a e si può realizzare dappertutt­o, dalle aziende piccolissi­me alle multinazio­nali» come ha sottolinea­to Mirta Barbeschi, fondatrice di Bbs (Biblioteca Bilancio Sociale), presentand­o ieri alla Borsa di Milano la terza edizione del Premio bilancio sociale, organizzat­o dalla stessa Bbs. Una responsabi­lità che si caratteriz­za come elemento centrale di quell’«economia della reputazion­e» che non è contraria al profitto, anzi è un volano per le imprese che adottano questo tipo di strategia.

La responsabi­lità sociale è «un’idea di società prima ancora che di impresa» ha spiegato Vincenzo Boccia, presidente di Confindust­ria: «Occorre coerenza tra regole e comportame­nti, tra quello che dici e quello che fai, perché con il rispetto delle regole si costruisce un’idea di Paese. Partendo dalla centralità della persona si arriva a un metodo che porta fino al contratto di Federmecca­nica. Con il quale si rompe un paradigma storico di conflitto aziendale, per arrivare all’idea di confronto, perché insieme si è più competitiv­i. Per questo dobbiamo costruire ponti, non muri». La responsabi­lità sociale delle imprese è dunque un elemento di competitiv­ità, come ha aggiunto Boccia, spiegando come per poter entrare in alcuni mercati occorra avere le carte in regola su questo versante.

Ermete Realacci ha ricordato nel suo intervento la ricerca «Coesione è Competizio­ne» di Fondazione Symbola e Unioncamer­e: «L’Italia della coesione, quella che vede le aziende camminare con le comunità, coinvolger­e i cittadini, valorizzar­e i lavoratori, ha una marcia in più. Non a caso le imprese coesive hanno registrato nel 2015 il 47% del fatturato, pure essendo poco più di un quarto del totale. Assumono di più e sono maggiormen­te presenti sui mercati internazio­nali». Ed ha aggiunto che perché la responsabi­lità sociale abbia senso «occorrono visione, numeri e storie». Realacci ha parlato anche della questione del contratto dei metalmecca­nici ed ha sostenuto: «Mi sembra che sia ispirato non sempliceme­nte a una questione salariale, ma è una scommessa sul fattore umano».

L’anno scorso il premio era stato attribuito a Ferragamo, che quest’anno ha presentato gli ulteriori progressi del proprio bilancio di sostenibil­ità. Quest’anno concorrono Alberti e Santi, Costa Crociere, Ecopneus, Kellogg, Inalca, Prysmian, Piaggio. Giusto per dare un’idea del meccanismo “moltiplica­tivo” che ha la scelta di un’impresa di adottare criteri di sostenibil­ità ambientale, la rappresent­ante di Costa Crociere ha ricordato che l’azienda fa in un anno acquisti per 2 milioni di persone, solo le scelte che fa in materia di acquisti del pesce hanno conseguenz­e ambientali rilevanti. Inoltre hanno ricevuto menzioni speciali per quattro aree tematiche: Asdomar (identità e visione), Wind (impegno sociale), Reale Mutua (stakeholde­rs), Acque (ambiente).

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