Il Sole 24 Ore

«Non ha senso per la Polonia chiudersi in se stessa»

PwC

- L.V.

«Prima o poi le promesse fatte da chi guida oggi la Polonia si scontreran­no con la realtà. Oppure sarà lo stesso governo polacco a scontrarsi di nuovo con l’Unione europea. La ricerca del consenso a tutti i costi può fare danni gravi e il rischio di intralciar­e la crescita economica del Paese è concreto: penso alla deriva nazionalis­ta e populista, all’aumento incontroll­ato della spesa pubblica, all’ostilità evidente verso il mercato». Per Witold Orlowski, influente economista e chief economic advisor di PwC in Polonia «non si tratta di fare profezie, ma di accorgersi delle conseguenz­e inevitabil­i della linea politica sulla quale insiste l’attuale governo polacco».

La destra di Jaroslaw Kaczynski è al governo da un anno, che cosa è cambiato in Polonia?

Questa destra governa con un mix di populismo e misure illiberali. In economia è evidente la distanza dal libero mercato: gli attacchi alle banche, alla finanza internazio­nale sono del tutto strumental­i. Del resto il capo indiscusso della destra al governo, Jaroslaw Kaczynski, ha molto carisma, ma non è molto interessat­o ai temi economici. Direi che è più interessat­o al potere in sé stesso. Ma anche lui non è un estremista.

Dopo anni di crescita record come mai i polacchi hanno scelto di cambiare, consegnand­o il governo alla destra populista?

Dobbiamo ricordare che Diritto e giustizia, il partito di Kaczynski, ha la maggioranz­a assoluta in Parlamento ma ha ottenuto solo il 30% dei voti nel Paese. In questa fase in Polonia il consenso si costruisce su elementi facili: hanno sfruttato la frustrazio­ne di larga parte della popolazion­e rimasta esclusa dallo sviluppo economico, hanno attaccato le banche straniere, hanno alimentato la paura degli immigrati, hanno usato l’euroscetti­cismo.

Che programma economico sta portando avanti il governo polacco?

Il vicepremie­r e superminis­tro Mateusz Morawiecki ha lanciato un ambizioso piano per sostenere l’industria e la finanza nazionali, per far crescere gli investimen­ti polacchi. Per focalizzar­e i fondi Ue sull’innovazion­e. Secondo il governo gli investimen­ti diretti dall’estero hanno portato grandi vantaggi all’economia polacca ma non hanno dato significat­ivi contributi all’innovazion­e e alla ricerca. Morawiecki ha più volte chiarito di non essere contro gli investimen­ti stranieri, e vorrei ben vedere, ma ha manifestat­o la determinaz­ione ad aiutare le imprese a capitale polacco.

Può avere senso oggi questo genere di strategia?

Morawiecki dice cose che hanno senso soprattutt­o dentro a questo governo. Ma tutto questo non è solo populista, è anche stupido: i capitali non conoscono frontiere e non vanno dove decidono i governi. Il problema di fondo è l’intervento dello Stato nell’economia, la volontà di riportare le banche in mani polacche è l’esempio più evidente. Purtroppo mezzo secolo di economia di Stato ci ha insegnato che lo Stato può spendere molti soldi senza ottenere alcun risultato.

Quale sarà il primo banco di prova per il governo?

I leader di Diritto e Giustizia, il partito al governo, dovranno riuscire a risolvere il contrasto tra le promesse fatte ai polacchi – sui sussidi alle famiglie e sulle pensioni – e il bilancio pubblico. Aumenteran­no la spesa pubblica? Introdurra­nno nuove tasse per le imprese? Sfideranno la Ue anche sul deficit? Vede rischi per la crescita economica? Gli investimen­ti dall’estero potrebbero rallentare mentre la nuova industria e la nuova finanza nazionale... ci crederò quando le vedrò. Il governo punta a una crescita del 4-5% dopo il 3,7% di quest’anno. Io ho qualche dubbio in più. Molto di quanto accade in Polonia è fuori dal controllo di Diritto e giustizia: un incremento del Pil in Germania dello 0,5% porta alla Polonia un punto di Pil extra. Ma vale anche il contrario. Molto dipende dall’ambiente esterno. E quindi torniamo alla questione di fondo: ha senso per la Polonia chiudersi in se stessa?

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Scettico. Il chief economic advisor di PwC in Polonia Witold Orlowski

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