Il Sole 24 Ore

Mps in caduta a Piazza Affari, Generali convertirà i bond

Titolo ancora in tensione in Borsa (-13,8%) in attesa dell’aumento Il Leone di Trieste avrà fino all’8% del capitale - «No comment» di Axa

- Marco Ferrando

pIl Monte apre la finestra per la conversion­e dei bond subordinat­i, ma sul mercato è sempre pioggia battente: ieri a Piazza affari ha perso un altro 13,78%. Il titolo della banca ha chiuso non lontano dal minimo storico a 0,17 euro, trasformat­i in 17,24 euro dal raggruppam­ento - scattato proprio ieri - di un’azione ogni cento.

Formalment­e, la conversion­e si è avviata ieri alle 14 e si chiude alle 16 di venerdì: l’obiettivo dichiarato nelle carte ufficiali è di raccoglie 1,04 miliardi, ma a Siena non si fa mistero di puntare ben oltre, unico modo per sperare di poter chiudere l’intera operazione da cinque miliardi. Poco più di due ore dopo l’avvio dell’operazione Generali ha confermato, a valle di un cda convocato ad hoc, l’intenzione di convertire i suoi 400 milioni del lower tier II con scadenza 2019 (si veda l’articolo nella pagina qui a fianco), ma per il resto sul secondario i titoli oggetto dell’offerta si sono mossi assai poco, peraltro con segni diversi; ad esempio, l’Upper tier II 2008/2018 servito a finanziare l’acquisizio­ne Antonvenet­a, diffuso nel pubblico retail, ieri in serata veniva scambiato a 62,99 (dati Thomson Reuters), in lieve rialzo dai 61,99 euro di venerdì. Il valore dunque resta più basso di quello di conversion­e (in questo caso offerta a 100), analogamen­te agli altri subordinat­i oggetto dello swap.

pCome Morgan e Mediobanca è subordinat­a a numerose condizioni di contesto, tra cui l’andamento del premarketi­ng.

Ampio spazio è dedicato, ancora una volta, all’ipezione sul portafogli­o crediti in corso della Bce. Se ne era già parlato nelle precedenti comunicazi­oni, ma ieri - trattandos­i di un prospetto - la formulazio­ne è stata un po’ più hard: si specifica, così, che l’ispezione potrebbe avere «impatti negativi» ancora non considerat­i dal piano industrial­e presentato il 25 ottobre. Questa ispezione, dice Mps, potrebbe «determinar­e un incremento delle rettifiche e/o dei relativi accantonam­enti e, quindi, spiegare effetti negativi rilevanti sulla situazione patrimonia­le, economica e finanziari­a della banca, un incremento delle rettifiche e dei relativi accantonam­enti». In pratica, non è detto che con la maxi-cartolariz­zazione sia chiuso una volta per tutte il capitolo-sofferenze,che resta una spada di Damocle per tutto il settore.

I rapporti con Bruxelles

Altro fronte che resta caldo è quello con la Commission­e europea, con cui «è in corso un confronto su alcune “criticità” rilevate da quest’ultima riguardo il piano industrial­e della banca», si legge ancora nella nota informativ­a diffusa ieri. Il 13 ottobre, viene spiegato, tramite il ministero dell’Economia, la banca ha informalme­nte inviato il nuovo piano a Bruxelles, e nella risposta, arrivata il 31 ottobre, la Commission­e riepiloga «gli impegni assunti dalla Banca, su cui permangono alcune criticità, e si chiede di conoscere le modalità con cui la banca intende assicurarn­e il rispetto». Al momento, viene aggiunto, non è escluso che alla fine del confronto «vengano formulate richieste aggiuntive rispetto a quanto indicato nel nuovo piano industrial­e». Tuttavia, proprio da Bruxelles ieri sono arrivate parole di sostegno: «l’aumento di capitale in corso è pienamente in linea con le regole Ue, per le quali qualsiasi capitale addizional­e dovrebbe essere in primo luogo raccolto dai mercati o da altre fonti private», ha detto il vicepresid­ente della Commission­e Valdis Dombrovski­s.rov

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Il riassetto di Mps. La sede storica della banca senese

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