Controparti centrali, arrivano le nuove regole europee
La Commissione europea ha presentato ieri nuove regole sulla gestione delle crisi delle controparti centrali, vale a dire delle società che facilitano le operazioni finanziarie tra acquirenti e venditori. Queste sono note con l'acronimo inglese CCP (o Central Counterparties). L'obiettivo è di rafforzare ulteriormente il settore finanziario. La proposta dell'esecutivo comunitario si basa sul ruolo delle autorità nazionale, chiamate però a cooperare tra loro a livello europeo.
p Tre sono gli obiettivi della riforma comunitaria presentata sotto forma di regolamento: preservare la stabilità finanziaria; evitare costi eccessivi per i contribuenti; prevenire inutili distruzioni di valore. Le controparti centrali permettono l'acquisto e la vendita di tutti gli strumenti finanziari: azioni, obbligazioni, derivati e anche materie prime. Secondo Bruxelles, vi sono oggi 17 controparti centrali in Europa che gestiscono una fetta importante dei 500 mila miliardi di derivati esistenti a livello mondiale.
«Si capisce l'importanza di avere un quadro regolatore nel caso uno di questi enti sia in difficoltà», spiega la Commissione. Il progetto, presentato ieri in una conferenza stampa qui a Bruxelles dal vice presidente dell'esecutivo comunitario Valdis Dombrovskis, deve servire ad armonizzare le regole a livello europeo e a facilitare la cooperazione internazionale. Per loro natura, le controparti centrali gestiscono spesso operazioni transfrontaliere.
«Le controparti centrali sono un aspetto cruciale del nostro sistema finanziario, permettono agli operatori di gestire i loro rischi», ha spiegato Dombrovskis. L'iniziativa della Commissione giunge in un contesto ancora deli- catissimo. Molti osservatori temono che i bassi tassi d'interesse stiano gettando le basi di nuove pericolose bolle finanziarie. Il vice presidente della Commissione Jyrki Katainen ha ribadito che «la proposta deve servire a rafforzare la fiducia nel nostro sistema finanziario». Il compito della gestione della crisi sarà affidato alle autorità nazionali, ma in base a regole armonizzate. Cinque i principali strumenti a disposizione: la vendita di attività della CCP; la separazione tra attività ancora sane e attività già fallite; il parziale o totale completamento di contratti in essere; la possibilità di ricapitalizzare l'ente in difficoltà; la svalutazione degli attivi e la conversione del capitale o degli strumenti di debito in modo da gestire le eventuali perdite.
Il pacchetto legislativo presentato ieri giunge dopo che negli anni scorsi l'Unione si è dotata di una direttiva per la gestione delle crisi bancarie, nota con l'acronimo BRRD. In Italia ad assolvere il ruolo di controparte centrale è la Cassa di Compensazione e Garanzia SpA. L'aspetto più delicato della messa in pratica della riforma sarà la cooperazione europea, con la nascita di collegi di risoluzione sotto l'egida dell'Autorità bancaria europea (EBA) e dell'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA).