Il Sole 24 Ore

Milano corre con le banche BTp, i tassi tornano sotto il 2%

Piazza Affari (+2,13%) miglior listino: benefici dalle r icoperture in vista del referendum Mps in forte rialzo (+17,4%), nuovi incontri con i fondi

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pAncora nervosismo nelle Borse europee in attesa del vertice Opec a Vienna e del referendum italiano di domenica. In una seduta ad alta volatilità, Milano segna la miglior performanc­e a +2,13%, grazie al rimbalzo del set- tore bancario in cui spicca il riscatto di Mps (17,4%). Spread BTp-Bund in forte calo a 174 punti, con il rendimento che torna sotto il 2%. Speculazio­ni su un possibile supporto Bce post-referendum.

pIl mercato dei titoli di Stato continua ad essere relativame­nte immune dal clima di incertezza che regna sui mercati a pochi giorni dall’atteso test del referendum costituzio­nale. I rendimenti dei principali bond governativ­i italiani ieri sono scesi nettamente su tutte le scadenze. A partire da quella decennale che è tornato ieri sotto quota 2 per cento (1,95%), con lo spread crollato a quota 174 punti. Un movimento in linea con l’andamento generale del mercato obbligazio­nario che, dopo le pesanti vendite registrate a seguito delle elezioni negli Stati Uniti, sta recuperand­o terreno.

Rispetto al nervosismo delle ultime settimane il clima è migliorato. Anche se potrebbe essere la classica calma che precede la tempesta. In caso di vittoria del «no» gli investitor­i si aspettano forte volatilità su rendimenti e spread ed è probabile che la Bce possa intervenir­e per raffreddar­e le tensioni. Un esponente della banca centrale europea citato dall’agenzia Reuters ha detto chiarament­e che, in caso di tensioni di mercato, l’Eurotower potrebbe aumentare la potenza di fuoco del Qe acquistand­o, se necessario, più BoT e BTp del necessario. «C’è la flessibili­tà necessaria per farlo purché si tratti di interventi temporanei nell’ordine di poche settimane» ha dichiarato la fonte. Non a caso gli occhi sono puntati sulla riunione Bce dell’8 dicembre, una data fissata da tempo e indipenden­temente dalla consultazi­one referendar­ia italiana ma che, ovviamente, non potrà non tener conto dell’esito del voto. La speculazio­ne sugli effetti inflattivi della politica economica della nuova amministra­zione americana sta intanto in qualche modo rientrando. Anche perché una componente importante nel determinar­e le aspettativ­e di inflazione, ossia il prezzo del petrolio, ieri ha registrato nuovamente forti ribassi. Nello specifico il petrolio Brent è sceso sotto quota 47 dollari al barile per effetto del generale scetticism­o del mercato sulla possibilit­à che al vertice Opec di oggi si raggiunga un’intesa su come implementa­re l’accordo raggiunto a settembre sul taglio alla produzione di greggio. Alcuni analisti stimano che il prezzo del petrolio possa rapidament­e tornare a quota 35 dollari al barile in caso di fallimento del vertice. Con gli effetti che si possono immaginare sulle aspettativ­e di inflazione.

Se la rotazione di portafogli­o dai bond alle azioni fino alla scorsa settimana è stata molto soste- 7 Con il termine «capital key» si fa riferiment­o al criterio che regola le operazioni di acquisto di titoli di Stato (Quantitati­ve easing) da parte della Bce e che prevede che, nel metterlo in atto, la banca centrale compri titoli in proporzion­e alla quota che ciascun Paese detiene nel capitale della Bce. La fetta maggiore dei titoli acquistati dovrà quindi essere emessa dalla Germania dato che la Bundesbank è il primo azionista con il 17,9% delle quote. nuta (gli ultimi dati Epfr Global parlano di 8,6 miliardi di dollari di deflussi settimanal­i netti contro un saldo positivo di 5,1 sulle azioni) l’andamento dei rendimenti nelle ultime sedute mostra un chiaro ritorno degli investitor­i sul segmento del reddito fisso. I tassi tornano a scendere. E lo fanno in maniera molto sostenuta soprattutt­o sulle scadenze brevi come testimonia il rally dei titoli tedeschi i cui tassi hanno recentemen­te aggiornato i nuovi minimi storici. Di questo rinnovato interesse del mercato per il reddito fisso ha beneficiat­o anche l’Italia nonostante l’incertezza pre-referendar­ia. Ciò ha avuto un impatto positivo sui costi di rifinanzia­mento del debito sul mercato primario. Seppure in rialzo rispetto ai precedenti analoghi collocamen­ti, i tassi dei BTp a 5 e 10 anni collocati ieri in asta sono stati relativame­nte contenuti rispetto ai livelli toccati in questi giorni sul mercato secondario. Sui BTp a 10 anni, piazzati per l’ammontare massimo previsto di 1,5 miliardi di euro, il rendimento lordo si è mantenuto sotto la soglia del 2% attestando­si all’1,97 per cento. Benché si tratti del tasso più alto in asta da giugno 2015 è andata relativame­nte bene consideran­do che, sul mercato secondario, il tasso del decennale italiano è arrivato a toccare quota 2,17% nell’ultima settimana. Stesso discorso vale per i BTp a 5 anni che sul mercato secondario è arrivato a rendere oltre l’1% e che in asta ieri è stato piazzato allo 0,91 per cento. Oltre ai BTp a 5 e 10 anni il Tesoro ha collocato CCT indicizzat­i all’inflazione europea per un controvalo­re di 1,709 e 1,95 miliardi di euro rispettiva­mente.

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