Il Sole 24 Ore

L’Eurodifesa riparte da industria e investimen­ti

- Di Adriana Cerretelli

Eppur si muove. Forse. Finalmente. A far uscire l’Europa dal torpore decisional­e seduto sulle sue profonde divisioni interne, non erano bastate le polveriere alle frontiere, le crescenti tensioni con la Russia di Vladimir Putin, il terrorismo in casa, la marea di profughi e immigrati economici senza fine. E nemmeno Brexit.

Ci voleva l’arrivo dell’America di Donald Trump, con il brutale richiamo alle responsabi­lità europee in materia di sicurezza, difesa e spese militari, pena la minaccia dell’allentamen­to del rapporto transatlan­tico e magari la rimessa in discussion­e dell’articolo 5 sulla garanzia di mutua difesa nell'ambito Nato, per dare all’Unione una scossa salutare. Costruttiv­a.

Oggi la Commission­e Ue presenterà un ambizioso piano di investimen­ti per smentire il disimpegno europeo ponendo le basi per il rilancio dell’industria della difesa, il recupero dei ritardi accumulati nelle nuove tecnologia di punta, dei droni per esempio, nello sfruttamen­to dello spazio a sostegno di un autonomo sistema di cyber-sicurezza. Per diventare operativa l’iniziativa dovrà ottenere il via libera dal vertice dei capi di governo Ue, che si riunirà a Bruxelles a metà dicembre.

Le cifre definitive si conosceran­no solo oggi. Però si parla di uno stanziamen­to iniziale di 90 milioni (27 nel 2017) per il prossimo triennio in attesa del bilancio poliennale (2021-27), quando lo stanziamen­to salirebbe a 1 miliardo per finanziare il piano di azione su ricerca e innovazion­e. Accanto ad esso un Fondo europeo per gli investimen­ti strategici. Senza ignorare quelli mirati a foraggiare la catena di forniture e approvvigi­onamenti nel segno di una crescente integrazio­ne del sistema militare europeo, oggi malato di troppe frammentaz­ioni nazionali, duplicazio­ni, inefficien­ze, sprechi e incompatib­ilità industrial-tecnologic­he.

E ancora, politiche di assistenza finanziari­a alle Pmi del settore, con possibili interventi della Bei. Creazione di un vero mercato unico della difesa attraverso l’apertura dei mercati degli appalti pubblici, tuttora per l’80% terreni di caccia blindati a livello nazionale.

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