L’Eurodifesa riparte da industria e investimenti
Eppur si muove. Forse. Finalmente. A far uscire l’Europa dal torpore decisionale seduto sulle sue profonde divisioni interne, non erano bastate le polveriere alle frontiere, le crescenti tensioni con la Russia di Vladimir Putin, il terrorismo in casa, la marea di profughi e immigrati economici senza fine. E nemmeno Brexit.
Ci voleva l’arrivo dell’America di Donald Trump, con il brutale richiamo alle responsabilità europee in materia di sicurezza, difesa e spese militari, pena la minaccia dell’allentamento del rapporto transatlantico e magari la rimessa in discussione dell’articolo 5 sulla garanzia di mutua difesa nell'ambito Nato, per dare all’Unione una scossa salutare. Costruttiva.
Oggi la Commissione Ue presenterà un ambizioso piano di investimenti per smentire il disimpegno europeo ponendo le basi per il rilancio dell’industria della difesa, il recupero dei ritardi accumulati nelle nuove tecnologia di punta, dei droni per esempio, nello sfruttamento dello spazio a sostegno di un autonomo sistema di cyber-sicurezza. Per diventare operativa l’iniziativa dovrà ottenere il via libera dal vertice dei capi di governo Ue, che si riunirà a Bruxelles a metà dicembre.
Le cifre definitive si conosceranno solo oggi. Però si parla di uno stanziamento iniziale di 90 milioni (27 nel 2017) per il prossimo triennio in attesa del bilancio poliennale (2021-27), quando lo stanziamento salirebbe a 1 miliardo per finanziare il piano di azione su ricerca e innovazione. Accanto ad esso un Fondo europeo per gli investimenti strategici. Senza ignorare quelli mirati a foraggiare la catena di forniture e approvvigionamenti nel segno di una crescente integrazione del sistema militare europeo, oggi malato di troppe frammentazioni nazionali, duplicazioni, inefficienze, sprechi e incompatibilità industrial-tecnologiche.
E ancora, politiche di assistenza finanziaria alle Pmi del settore, con possibili interventi della Bei. Creazione di un vero mercato unico della difesa attraverso l’apertura dei mercati degli appalti pubblici, tuttora per l’80% terreni di caccia blindati a livello nazionale.