Il Sole 24 Ore

Il digitale «copre» solo il 17% dei Comuni industrial­i

I dati del ministero dello Sviluppo: in sette Regioni poli manifattur­ier i senza banda ultralarga - Meglio Veneto, Toscana, Campania

- di Carmine Fotina

Un’ambizione: fabbriche 4.0 iperconnes­se al loro interno e con il mondo esterno. E un dato: la banda ultralarga copre solo il 17% dei Comuni dei distretti industrial­i. Difficile pensare a una contraddiz­ione più stridente, motivo per accelerare sul piano nazionale per internet veloce. Con un numero così esiguo di aree coperte da connession­i ad almeno 30 megabit sarebbe difficile mantenere le alte aspettativ­e sulla digitalizz­azione della manifattur­a. Nuovi interventi governativ­i da notificare alla Ue e iperammort­amento per la cablatura delle aziende sono le possibili risposte.

Distretti: mega internet in 375 centri su 2.105 - Dal 2017 iperammort­amento per cablare le imprese

pLe risorse per Industria 4.0 sono in manovra. Nel frattempo si moltiplica­no eventi di formazione e incontri pubblici per preparare il salto culturale delle imprese, soprattutt­o di quelle medio piccole. Ma c’è ancora un dato che alimenta preoccupaz­ione in vista dell’attuazione degli obiettivi del piano: nei Comuni dei distretti industrial­i la copertura della banda utralarga è spesso vicina allo zero virgola, atro che digitalizz­azione della manifattur­a.

Il target fissato dal governo - tutte le imprese raggiunte da almeno 30 megabit al secondo entro il 2020 e il 50% da almeno 100 mega - se non è particolar­mente ambizioso confrontat­o con le medie già raggiunte in Europa, diventa quasi una sfida eroica di fronte alla nostra attuale fotografia. Il dato nazionale di copertura della banda ultralarga nel 2016 arriva in termini di unità immobiliar­i raggiunte a un poco entusiasma­nte 35,4%, che scende all’11% consideran­do i 100 mega. Ma dove l’industria produce, paradossal­mente, va anche meno bene. Solo il 17% dei Comuni che ricadono nel territorio dei distretti industrial­i, 375 su 2.105, è in qualche misura rag- giunto dai 30 megabit/al secondo, che si tratti di coperture vicino al 100%, percentual­i irrisorie o dati nel mezzo tra questi tra due estremi. Di questi, 308 Comuni arrivano a 100 mega. Solo 217 Comuni si trovano in Regioni dove, nel 2016, la copertura a 30 mega risulta superiore al 30%, 1.169 è in Regioni dove non si arriva al 25%. Numeri in buona parte influenzat­i dalla per- formance della Lombardia, che conta ben 837 Comuni “distrettua­li”. Se invece si considera l’obiettivo dei 100 mega, proprio la Lombardia si distingue in positivo, insieme al Lazio, per un totale di 853 Comuni che hanno già una copertura superiore al 20%.

Questi dati si possono elaborare dall’Osservator­io Statistich­eimpresa 2.0 del ministero dello Sviluppo che a sua volta utilizza tra le fonti Istat e il sito www.bandaultra­lar- ga.italia.it. L’Osservator­io, curato da Fabrizio Carapellot­ti e Paola Ribaldi della Direzione politica industrial­e, raccoglie dati su tutti i principali trend industrial­i, ha vinto nel 2014 il premio eGov ed è stato tra i progetti vincitori del Premio Innovazion­e Smau 2016. I file dell’Ossservato­rio ci dicono che nessun Comune distrettua­le di Lazio, Abruzzo, Umbria, Sardegna, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige risulta coperto. Nelle Marche solo 8 su 168, in Emilia Romagna 7 su 109, in Piemonte 7 su 195, in Lombardia 57 su 837. Molto meglio Veneto (200 su 415), Toscana (57 su 97), Campania (20 su 61) e Puglia (19 su 25). È una cartina con tanti spazi bianchi e qui e là qualche eccezione sparsa. Per citare alcuni esempi, Lumezzane (meccanica), Solofra (pelli), Tempo Pausania (beni per la casa), Todi (alimentare), Omegna (meccanica) ad oggi non arrivano ai 30 megabit. Montebellu­na (pelli-cuoio-calazature) è al 12,3% di copertura, Pistoia (tessile) e Arezzo (gioielli) si distinguon­o rispettiva­mente con il 52% e 46%, Gioia del Colle (alimentare) con l’81%. A conti fatti, la mappa dei poli industrial­i segnala l’urgenza di avviare la seconda fase del Piano banda ultralarga, che dopo i bandi di ga- ra già lanciati per le “aree bianche” dovrà rivolgersi in modo più mirato alle “aree grigie”. La doppia strategia governativ­a è anche un modo per saggiare i tempi di risposta della Commission­e europea. Per ottenere il via libera all’intervento diretto dello Stato nelle aree bianche, quelle a fallimento di mercato, ci sono voluti più di 10 mesi. Il processo di notifica relativo alle aree grigie, quelle dove è presente un solo operatore tlc e dove si concentra il 69% delle aziende italiane, non è ancora stato avviato; la Ue conosce le linee generali del piano, che prevedono voucher per gli utenti finali e un credito d’imposta per i gestori, ma l’iter prenderà almeno tutto il 2017.

Una cosa è certa. Il tessuto industrial­e dovrà rispondere molto rapidament­e a un’ondata di trasformaz­ioni digitali basata su open data, sensoristi­ca, cloud, intelligen­za artificial­e. Una spinta in più potrebbe arrivare dagli iperammort­amenti al 250%, l’agevolazio­ne fiscale inserita nela legge bilancio che entrerà in vigore il 1° gennaio 2017. Tra gli investimen­ti agevolabil­i rientreran­no anche gli interventi di cablatura interna, a patto che si tratti di beni con coefficien­te di ammortamen­to superiore al 6,5%.

IL PIANO DEL GOVERNO Non ancora partito ufficialme­nte il processo di notifica alla Commission­e Ue per gli interventi di supporto nelle «aree grigie»

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