Il Sole 24 Ore

Renzi-Dijsselblo­em, lite sul rigore Ue Schäuble: se fossi in Italia voterei sì Il premier: così si voterà per il Senato

Il presidente dell’Eurogruppo boccia la svolta espansiva: bilanci in equilibrio - Il premier replica: non sa come vanno le cose in Italia

- Davide Colombo Beda Romano

Il presidente dell’Eurogruppo Dijsselblo­em frena sull’allentamen­to delle politiche di bilancio: «Non siamo ancora stabili». «Dijsselblo­em non è consapevol­e di come vanno le cose in Italia» replica Renzi. E il ministro tedesco Schäuble si schiera per il sì sul referendum in Italia.

pLa proposta della Commission­e europea di promuovere la spesa pubblica nei paesi in surplus o in pareggio di bilancio in modo da sostenere l’economia nella zona euro ha provocato una reazione molto netta del Governo italiano e sta provocando in Europa un vivo dibattito. Parlando ieri davanti al Parlamento europeo, il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselblo­em ha preso le distanze dall’iniziativa comunitari­a, come aveva detto lunedì la Banca centrale europea. «Occorre salvaguard­are la credibilit­à del Patto di Stabilità e la Commission­e europea ha una responsabi­lità cruciale – ha detto ieri mattina qui a Bruxelles il presidente Dijsselblo­em, che in Olanda è anche ministro delle Finanze –: tutti i bilanci devono procedere verso l’equilibrio e se c’è spazio di bilancio (per politiche espansive, ndr) in alcuni Paesi è possibile usarlo, ma questa è una scelta non obbligator­ia, non vincolante. Sta al singolo Paese decidere».

La replica secca del premier, Matteo Renzi, è arrivata nel cor- so del Tg2: «Credo che Dijsselblo­em non è consapevol­e di come vanno le cose in Italia» ha affermato Renzi, per poi aggiungere che «se l’Europa vuole i soldi italiani deve cominciare a rispettare gli impegni: i leader europei parlino di questo, invece di mettere bocca su cose che non conoscono». Ancor più forte nei toni è stata la presa di distanza del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda: «Dijsselblo­em sta prendendo una gigantesca cantonata, cosa che fa abbastanza regolarmen­te» ha affermato intervenen­do a un convegno organizzat­o da Unipol sui temi del Welfare. «Egli non comprende - ha aggiunto Calenda - che la questione non sono i vincoli di bilancio, ma il fatto che l’Europa è in mezzo a sfide difficilis­sime, la prima delle quali è una chiarissim­a disaffezio­ne dei cittadini e ha necessità di fare un grande piano di investimen­ti per trasformar­la e serve un new deal a livello europeo». Vale tra l’altro ricordare che secondo l’Ocse nei prossimi cique anni l’Italia avrebbe margini per aumentare gli investimen­ti pubblici per lo 0,5% del Pil; vale a dire tra gli 8 e i 9 miliardi.

A conferma della nettezza della posizione del Governo sulle dinamiche europee, l’altra sera il presidente del Consiglio, parlando della gestione dei migranti, aveva anche annunciato che, se i paesi dell’est Europa non adempirann­o ai loro obblighi, «il 13 dicembre andrò al Parlamento italiano e chiederò l’autorizzaz­ione per mettere il veto al prossimo bilancio europeo e spero che anche gli altri partiti votino sì».

Il 16 novembre scorso, notando che la posizione di bilancio della zona euro è neutrale, Bruxelles aveva annunciato che il fiscal stance deve diventare moderatame­nte espansivo, consentend­o un aumento del deficit aggregato dello 0,5% del Pil (si veda Il Sole 24 Ore del 17 novembre). Secondo l’esponente olandese, «non è saggio stimolare ulteriorme­nte la crescita in un momento in cui l’output gap (vale a dire lo scarto tra crescita reale e crescita potenziale, ndr) si sta riducendo» nei vari paesi europei.

Il presidente dell’Eurogruppo ha anche notato che nell’esortare i paesi a spendere di più Bruxelles rischia di mettere a rischio la corretta applicazio­ne del Patto. La reazione del ministro non è dissimile da quella del presidente della Bce Mario Draghi (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). Parlando all’Ansa un portavoce della Commission­e ha risposto che la proposta di Bruxelles «tiene pienamente conto dei requisiti del Patto» e «segnala la necessità di sostenere la ripresa in questo momento».

Dietro alla posizione del presidente dell’Eurogruppo e della stessa Germania, anch’essa critica, si nascondono due consideraz­ioni: il desiderio di evitare derive ai propri conti pubblici nazionali e il timore che la scelta comunitari­a possa indurre i paesi con debiti elevati a frenare il loro risanament­o. Della questione, i ministri discuteran­no lunedì prossimo in una riunione ministeria­le. Lo stesso commissari­o agli affari monetari Pierre Moscovici aveva detto di prevedere una discussion­e animata.

Intanto, sul fronte del voto di domenica è intervenut­o da Berlino il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, appoggiand­o il Sì: «Se potessi votare in Italia, voterei per Matteo Renzi anche se non fa parte della mia famiglia politica», ha spiegato l’uomo politico democristi­ano. «Ha intrapreso diverse riforme e trasmette più fiducia di altri di poter fare i passi in avanti di cui l’Italia ha urgentemen­te bisogno. Per questo gli auguro ogni successo». Parole che Renzi ha tenuto a minimizzar­e: «I voti che contano sono quelli degli italiani» ha tagliato corto il leader Pd, lanciato in una battaglia finale perchè «la riforma è di tutti se vince il 50% più uno».

LA DIFESA DI CALENDA «Dijsselblo­em sta prendendo una gigantesca cantonata, cosa che fa abbastanza regolarmen­te»

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