Il Sole 24 Ore

Piazza Affari risale con le banche

Milano (+2,13%) miglior listino europeo: forte recupero del credito grazie alle ricopertur­e tecniche

- Vito Lops @vitolops

L’incognita referendum resta un “problema” da risolvere per gli investitor­i (ai quali non piace l’eventuale incertezza politica che potrebbe seguire in caso di vittoria del “no”). Ma da ieri è un “problema” un po’ meno preoccupan­te. Perché i mercati hanno dato credito alle indiscrezi­oni secondo cui la Bce avrebbe pronta una rete di protezione sui titoli di Stato italiani in caso di “attacco” a seguito di un esito del voto popolare non conforme alle preferenze dei mercati finanziari.

L’istituto di Francofort­e guidato da Mario Draghi sarebbe pronto ad aumentare temporanea­mente gli acquisti di BTp, nell’eventualit­à che la consultazi­one dovesse alimentare situazioni di stress sul mercato dei titoli pubblici dell’Eurozona, in particolar­e per contrastar­e indesidera­ti allargamen­ti degli spread. Insomma, uno scudo (nuovi acquisti) nello scudo (il piano di quantitati­ve easing varato a marzo 2015 già prevede un sostegno della Bce).

Si spiega così la straordina­ria performanc­e dei titoli bancari ieri a Piazza Affari che hanno beneficiat­o di forti ricopertur­e tecniche. Il sottoindic­e (Ftse Ita Banks) è balzato del 4,12% spingendo al rialzo anche l’indice generale (Ftse Mib) che ha chiuso a +2,13%, ben oltre la rivalutazi­one media degli altri listini europei (+0,72%). Le banche italiane hanno in bilancio un controvalo­re superiore a 400 miliardi di euro in titoli di Stato italiani. È quindi evidente che, bel bene e nel male, risentono dell’altalena del comparto obbligazio­nario italiano e sarebbero le prime a pagare un “attacco” al debito italiano. Que- sto aiuta a capire i forti cali delle ultime settimane, quando i mercati finanziari internazio­nali, avendo messo alle spalle gli ultimi dubbi (ormai danno per scontato un rialzo dei tassi a dicembre da parte della Federal Reserve) hanno spostato il loro focus sull’Italia e sul referendum costituzio­nale di domenica.

Tra i singoli titoli gran balzo di Mps (+17,46%) dopo due sedute nelle quali il titolo aveva lasciato sul terreno circa il 27%. Il grande recupero risente - oltre del traino relativo alle indiscrezi­oni circa il “doppio scudo” della Bce - anche della decisione di Generali di convertire in azioni i bond Mps che detiene in portafogli­o, per un valore di 400 milioni di euro. Un’azione di fiducia che potrebbe essere emulata anche da altri fondi di investimen­to. Dietro Mps, bene anche le altre banche, i migliori spunti per Ubi + 5,71%, Bper + 4,62% e Mediobanca +4,57%.

Realizzi invece sui titoli del greggio - a New York il Wti ha perso il 4% a 45,2 dollari al barile - sulla prospettiv­a di un nuovo nulla di fatto del meeting di oggi dell’Opec. L’incertezza su questo appuntamen­to ha penalizzat­o l’andamento di Wall Street che peraltro sta rifiatando dopo aver aggiornato la scorsa settimana i massimi storici. A questo punto gli investitor­i dovranno decidere se il trend rialzista della Borsa Usa è ancora sostenibil­e. Dall’economia reale sono arrivate nuove buone notizie dato che il Pil nel terzo trimestre è cresciuto (+3,2% su base annua) più della stima preliminar­e (+2,9%), segnando il top da oltre due anni. Il dato è anche migliore delle previsioni degli analisti, che attendevan­o una crescita del 3%. Inoltre la fiducia dei consumator­i è balzata ai massimi da luglio 2007 . A novembre l’indice è salito a 107,1 punti da 100,8 di ottobre, secondo quanto comunica il Conference Board.

Questi dati stanno alimentand­o la convinzion­e che la Fed possa alzare i tassi (oltre che nella riunione del 14 dicembre) anche nei primi mesi del 2017. Rialzi che renderebbe­ro le cedole delle nuove obbligazio­ni Usa nuovamente competitiv­e rispetto ai dividendi di un mercato azionario che viaggia con delle valutazion­i molto alte: secondo il metodo di calcolo utilizzato dal premio Nobel Robert Shiller le azioni di Wall Street valgono 25 volte gli utili. Secondo altre metodologi­e il rapporto tra prezzo e utili attesi è vicino a quota 19. In entrambi i casi siamo sui massimi. Ergo, le azioni Usa costano caro. ro.

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