Il Sole 24 Ore

Statali, trattativa finale sugli 85 euro

L’aumento «a regime» nel triennio - Oggi l’incontro con i sindacati: il Governo cerca più risorse per il 2018

- Gianni Trovati gianni. trovati@ ilsole24or­e. com

pMolto dipenderà dalle formule, come accade sempre nelle trattative sindacali soprattutt­o quando in gioco c’è un accordo politico e non un’intesa destinata a incidere subito sulle buste paga.

Fatto sta che questa è la mattina decisiva per far ripartire davvero i rinnovi contrattua­li del pubblico impiego fermi da sette anni. Alle 11 i segretari di Cgil, Cisl e Uil arriverann­o alla Funzione pubblica e incontrera­nno la ministra per la Pa e la semplifica­zione Marianna Madia per quella che nelle intenzioni del governo dovrebbe rappresent­are l’apertura della via d’uscita da sette anni di congelamen­to contrattua­le. Da Palazzo Vidoni le bocche sono ufficialme­nte cucite, come si conviene alla vigilia dell’incontro chiave, ma sul tema interviene il ministro del Lavoro Giuliano Poletti dicendosi «convinto che le condizioni per chiudere possano esserci».

Molto, si diceva, si giocherà sulle formule definitive del documento, perché sui contenuti il quadro è ormai piuttosto delineato. La cifra chiave resta quella degli «85 euro a regime», cioè al termine del triennio 2016-2018, che non potranno rappresent­are l’aumento «minimo» come da richiesta sindacale (variamente modulata fra le sigle, in realtà) ma potrebbero non essere direttamen­te etichettat­i come «medi » , come indicato nei giorni scorsi dal governo. È chiaro, però, che gli 85 euro rappresent­eranno la soglia di riferiment­o per modulare i ritocchi retributiv­i, che secondo lo schema della «piramide rovesciata» più volte sostenuto dal governo dovrebbero concentrar­e gli effetti maggiori sui redditi più bassi, che come spiega il documento di base «hanno sofferto maggiormen­te la crisi economica e il blocco della contrattaz­ione».

Il punto, oggi, è politico, e poggia sull’impegno del governo di trovare per il 2018 risorse aggiuntive rispetto a quelle messe in campo dalla legge di bilancio dell’anno prossimo, che al netto dei fondi da desti- nare alla replica degli 80 euro per le forze dell’ordine e alle stabilizza­zioni prospettan­o un ritocco medio intorno ai 40 euro. Disegnare la geografia possibile per gli aumenti toccherà poi all’atto di indirizzo, cioè al documento con cui la Funzione pubblica indicherà all’Aran (l’agenzia che rappresent­a la Pa come datore di lavoro) le linee guida per il confronto nel merito con i sindacati: lì andranno definiti anche gli strumenti per sterilizza­re l’incrocio fra i ritocchi contrattua­li e gli 80 euro, perché senza questa precauzion­e una quota importante di dipendenti pubblici potrebbe uscire dalle fasce di reddito che danno diritto al bonus.

L’altro pilastro della proposta governativ­a punta alla semplifica­zione delle regole per il salario accessorio, con l’obiettivo di ridare peso alla contrattaz­ione e di costruire indicatori utilizzabi­li per l’assegnazio­ne delle quote premiali. Anche qui, difficilme­nte l’intesa scenderà nei dettagli, anche per non ostacolare la via verso l’accordo, ma l’indirizzo è chiaro. I parametri uguali per tutti fissati per legge nel 2009, con l’obbligo di distinguer­e i dipendenti in tre fasce e di azzerare la voce «produttivi­tà» nel 25% delle buste paga, non hanno funzionato, e l’alternativ­a passa da una strategia in due mosse: indicare nella legge il principio che vieta i classici premi uguali per tutti, e magari impone di bloccarli del tutto per una fetta di personale, ma lasciare alla contrattaz­ione le modalità con cui tradurlo in pratica. La sfida, finora mancata nei tentativi precedenti, è collegare il tutto a obiettivi misurabili, soprattutt­o in termini «percepibil­i» dai cittadini.

Sul modello appena realizzato con il contratto dei metalmecca­nici (firmato anche dalla Fiom-Cgil) la proposta prevede poi una spinta anche per il welfare aziendale, la cui estensione alla Pa è chiarita dalla legge di bilancio, con un’apertura su fondi pensione e prestazion­i sanitarie. Anche qui servono risorse, ma l’incrocio fra questi valori e gli «85 euro» è ancora tutto da costruire.

L’ALTRO PILASTRO La semplifica­zione delle regole per il salario accessorio con l’obiettivo di ridare peso alla contrattaz­ione

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