Il Sole 24 Ore

«Non pagheremo più i 315 stipendi da senatori, né le 315 pensioni future»

Costituzio­nalista (Pd)

- Emilia Patta

Professor Ceccanti,il contenimen­to dei costi della politica è uno degli obiettivi della riforma costituzio­nale e uno dei punti sui quali più insiste il premier. Dal governo è stato indicato un risparmio di 500 milioni. È una cifra realistica?

La cifra di circa 500 milioni è stata puntualmen­te argomentat­a dall’economista Carlo Stagnaro sul sito lavoce.info a cui rinvio per completezz­a. Ad essa si arriva tenendo conto della differenza, che i lettori di un quotidiano economico ben conoscono, sui processi di revisione della spesa: i risparmi immediati di qualsiasi processo serio di razionaliz­zazione sono sempre per definizion­e limitati, quelli consistent­i sono a regime. Ad esempio: una cosa è non pagare 315 stipendi da senatore, un’altra risparmiar­e 315 pensioni per ognuna delle legislatur­e future con effetti cumulativi molto consistent­i.

Sui Consigli regionali come si interviene?

Da una parte con l’eliminazio­ne dei contributi ai gruppi, la voce di spesa che si è prestata alle maggiori irregolari­tà e comunque a una crescita ingiustifi­cabile e spesso esponenzia­le, e dall’altra il tetto degli stipendi ai consiglier­i che è posto al livello del sindaco della città capoluogo. Interventi che le Regioni avrebbero difficoltà a varare di loro iniziativa.

Renzi è stato accusato di aver insistito sul tema populista della “casta” mentre i risparmi sono soprattutt­o in termini di “efficienza Paese”. Concorda?

Quello che incide in modo deter- minante sulla competitiv­ità del sistema Paese è la riduzione del conflitto Stato-Regioni che si ottiene, oltre che con la riscrittur­a degli elenchi di materie, con la riforma stessa del Senato. È quest’ultima, dando voce largamente maggiorita­ria alle Regioni in Senato, che crea premesse solide per ridurre due fenomeni patologici: il conflitto eccessivo davanti alla Consulta e la necessità di ricorrere a intese (ora persino di colegislaz­ione dopo la sentenza sulla riforma Madia) in organismi come le Conferenze, privi di copertura costituzio­nale e sprovvisti delle caratteris­tiche di trasparenz­a tipiche delle sedi parlamenta­ri. La circolazio­ne sanguigna del rapporto centroperi­feria funziona oggi con due bypass cardiaci, la Corte e le Conferenze, perché non abbiamo cambiato il cuore, cioè il Senato. La seconda linea di intervento, quella del contenimen­to dei costi delle istituzion­i, da sola non abbatte certo il debito pubblico ma serve a dare l’esempio. E questo dà credibilit­à alla politica. Dietro tante opposizion­i che parlando di demagogia si celano piuttosto gli interessi colpiti.

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Stefano Ceccanti

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