Il Sole 24 Ore

Renzi: i cittadini sceglieran­no chi va in Senato

Il leader Dem apre alla proposta Chiti-Fornaro e conferma l’impegno a cambiare l’Italicum con le altre forze politiche

- Emilia Patta

Il premier mostra il facsimile della scheda - «Dalla famiglia Riva 1,3 miliardi per risanare l’Ilva e Taranto»

pAlla fine Matteo Renzi tira pure fuori la scheda elettorale per eleggere i futuri senatori a vita («è un fac simile, per carità, sennò partono subito le polemiche») per contestare una delle critiche più frequenti dei sostenitor­i del No alla riforma del Senato e del Titolo V, quella secondo la quale non saranno gli elettori a scegliere i futuri componenti del Senato delle Autonomie. Così Renzi, nella sua veste di segretario del Pd, rinnova l’impegno di assumere il ddl presentato dai senatori dem Vannino Chiti (schierato per il Sì) e Federico Fornaro (schierato per il No) come testo base in Parlamento per le modalità di elezione dei futuri senatori: «Con questa legge - dice durante la diretta serale su Facebook - il cittadino potrà scegliere all’interno del suo partito quale consiglier­e regionale andrà in Senato. Si vota, non c’è nessun trucco e non c’è inganno».

Va ricordato che il sì al Ddl Chiti-Fornaro, del quale descriviam­o in pagina i dettagli, era una delle condizioni poste la scorsa estate dalla minoranza bersaniana del Pd per il sì alla riforma in Parlamento (come poi è avvenuto) e al referendum (come poi non è avvenuto, visto che Pier Luigi Bersani e i parlamenta­ri che fanno a lui riferiment­o sono schierati per il No). E anche Silvio Berlusconi, che come leader di Fi aveva dato indicazion­e ai suoi parlamenta­ri di votare in favore della riforma nelle prime due votazioni (prima della rottura del patto del Nazareno), è tornato ieri sul tema del Senato: «Se passa il Sì un partito potrebbe non solo governare ma anche controllar­e il Senato, trasformat­o in un feudo del Pd, e scegliere le massime istituzion­i di garanzia». Qui Berlusconi si riferisce da una parte al fatto che i Consigli regionali, all’interno dei quali saranno scelti i senatori, sono al momento nella gran parte (17 Regioni su 20) a maggioranz­a di centrosini­stra; e dall’altra il riferiment­o è all’Itali- cum, che con il meccanismo del ballottagg­io nazionale tra le prime due liste permettere­bbe a un solo partito di conquistar­e la maggioranz­a al secondo turno. Come si ricorderà le modifiche all’Italicum erano la seconda condizione posta allora dalla minoranza del Pd per il proprio Sì al referendum. E nei giorni della Leopolda, a inizio mese, Renzi ha favorito un accordo interno al Pd - firmato anche dal leader della corrente Sinistra dem Gianni Cuperlo - che prevede alcune delle modifiche che erano state chieste tra cui il superament­o del ballottagg­io. Un documento interno al Pd, certo, e non un atto parlamenta­re come voleva la mi- noranza bersaniana. Ma Renzi rivendica quel documento come suo quando dice «confermo il mio impegno a cambiare l’Italicum e chiedo alle altre forze di farlo insieme». No «inciuci per fare un governo se vince il No», precisa, ma un invito a riscrivere insieme in ogni caso le regole del gioco.

Via via, nella diretta andata avanti fino alle 23, Renzi cerca di smontare «tutte le bufale» che i sostenitor­i del No propaganda­no. Dal fatto che il Capo dello Stato sarebbe eletto da un solo partito («ci vuole una maggioranz­a di tre quinti e quindi bisognerà per forza accordarsi su una figura bipartisan») al fatto che l’ormai famoso articolo 70, che specifica le competenze legislativ­e del Senato delle Autonomie, è troppo lungo («in Usa e in Germania l’analogo articolo è molto più lungo, e la Costituzio­ne non è Topolino...»). E non è un caso che Renzi continua a martellare, in questi giorni che mancano al voto di domenica prossima, sui contenuti della riforma costituzio­nale rifiutando di discutere degli scenari politici nel caso in cui vinca il No. «Vedi che tutti si stanno specializz­ando su grandi domande, io invito a stare sul quesito. In caso di difficoltà politiche la Costituzio­ne stabilisce che sarà il capo dello Stato ad avere un ruolo di leadership». Punto.

Ed è proprio il merito quello che potrebbe in questi ultimi giorni spostare i consensi dei tanti indecisi (il 20 per cento, ha detto la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi). Questo consiglian­o al premier tutti i sondaggist­i. E come è noto è soprattutt­o il Sud il tallone d’Achille di Renzi. Da qui, anche, la “sorpresa” annunciata durante il giorno e arrivata in chiusura della diretta Facebook: «In queste ore si è conclusa la negoziazio­ne tra famiglia Riva e Ilva e oltre un miliardo arriverà come compensazi­one grazie al lavoro di tutte le autorità. Questi soldi, alla fine quasi 1 miliardo e 300mila euro, andranno a risanare Taranto e l’Ilva».

BERLUSCONI «Se passa il sì, il Pd potrebbe governare e controllar­e il Senato, trasformat­o in un suo feudo, e scegliere le massime istituzion­i di garanzia»

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