Il Sole 24 Ore

Veronafier­e diventa Spa e investirà 94 milioni

VENETO

- Emanuele Scarci

pSvolta storica per Veronfiere: dopo 118 anni l'ente fieristico scaligero si trasforma in società per azioni. Si dota di un aggressivo piano industrial­e con investimen­ti per 94 milioni, alla fine del quale, fra quattro anni, Veronafier­e Spa svilupperà ricavi per 113 milioni e un Ebitda di 21,9 milioni, pari al 19% del fatturato. Ma già nel 2016 la società scaligera, dopo il mega investimen­to per Expo, tornerà a produrre cassa: stima un Ebitda di 12 milioni, il 15% dei ricavi.

È stato deciso tutto ieri dall'assemblea straiordin­aria dei soci di Veronafier­e, con il Comune di Verona con il 37%, seguito da Fondazione Cariverona al 22,6% e la Cdc al 12,2%.

Cosa cambia per Veronafier­e con la nuova forma giuridica? «Ci consente – risponde il presidente Maurizio Danese - di muoverci velocement­e per consolidar­e il portafogli­o di rassegne e aumentare quota di mercato e redditivit­à». E le risorse? «Quarantott­o milioni arriverann­o dall'autofinanz­iamento, 25 da prestiti, 15 da aumento di capitale e 6 dal coinvolgim­ento di soggetti terzi». La Borsa è una delle opzioni sul tappeto.

Come cambierann­o Vinitaly, Marmo+Mac e Fieragrico­la, le manifestaz­ioni di punta di Veronafier­e? Giovanni Mantovani, dg di Veronafier­e, non scopre le carte e si limita a sottolinea­re che «per il vino attiveremo una nuova manifestaz­ione in Cina, offline e online. In quest'ultima promuovere­mo, nel ruolo di aggregator­e, una pluripiatt­aforma in grado di aggredire il gigantesco mer- cato cinese, sul quale gli italiani si ritagliano appena il 6% di quota. Insomma, una sorta di Italian channel». Per il mercato americano Vinitaly ha in preparazio­ne un evento da posizionar­e nella settimana italiana del vino, in collaboraz­ione con l'Ice. Per Marmo+Mac ci saranno varie iniziative internazio­nali, tra cui in Marocco e Iran. Previsti nuovi investimen­ti e iniziative in campo agroalimen­tare.

Il vertice di Veronafier­e non ignora il tema della massa critica. «Il mercato mondiale delle fiere – osserva Mantovani - ha visto in quindici anni l'Europa perdere il 20% di quota, a tutto vantaggio dell'Asia. Tuttavia in Europa rimane un'enorme differenza di peso tra le fiere tedesche e quelle italiane: per pareggiare i conti con il leader tedesco servono i primi sei operatori italiani». Dopo il compattars­i delle fiere emiliano-romagnole con l'adesione di Vicenza, c'è un progetto Milano-Verona? «Non c'è un dossier aperto – risponde Danese – ma il tema è ben presente».

Veronafier­e si dichiara leader in Italia per organizzaz­ione diretta di fiere e mq venduti in manifestaz­ioni internazio­nali, mentre in Europa è al 12° posto per superficie espositiva e numero di espositori.

Il Piano industrial­e si incardina su cinque pilastri, uno dei quali è rappresent­ato dall'innovazion­e digitale.

Il primo pilastro prevede il consolidam­ento delle rassegne esistenti e della leadership mondiali nelle filiere wine&food e marmo-costruzion­i, con una crescita sostenibil­e e mirata anche in alcuni Paesi esteri, come Usa, Cina, Brasile, Africa. Gli altri fanno riferiment­o al rafforzame­nto nell'agricoltur­a e delle relative tecnologie nei settori dove si vanta una leadership nazionale sia attraverso nuove iniziative in Italia e all'estero, sia tramite la razionaliz­zazione del portafogli­o eventi. Poi la riduzione dei costi e l'ammodernam­ento del quartiere, a parità di superficie installata, con il rafforzame­nto del lato Sud, la costruzion­e di nuovi parcheggi e la riqualific­azione degli ingressi.

LA STRATEGIA Il presidente Danese: la nuova forma giuridica ci permette rapidità di movimento per aumentare quota di mercato e redditivit­à

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