Il Sole 24 Ore

All’italiana WP il controllo di Woolrich Internatio­nal

La società nasce dalla fusione tra il distr ibutore e la casa madre Usa

- Giulia Crivelli

p «In trent’anni di lavoro ne ho viste tante, di fusioni e acquisizio­ni, in ogni settore. Ma è la prima volta che mi capita un’operazione in cui il distributo­re acquisisce il controllo della casa madre. Ancor più eclatante che il primo sia europeo, anzi, italiano, e la seconda americana».

Paolo Corinaldes­i introduce così la nascita di Woolrich Internatio­nal, di cui è stato nominato amministra­tore delegato: la società nasce dalla fusione di Woolrich Inc., la più antica azienda americana di abbigliame­nto outdoor, e Woolrich Europe, società del gruppo bolognese W.P. Lavori in corso, che controlla con una quota di maggioranz­a dell’80% la “nuova” Woolrich, che avrà sede legale a Londra. «Stiamo lavorando a questo accordo con la contropart­e americana da due anni, ma il rapporto di Woolrich con W.P. risale a molto prima: sono 32 anni che collaboria­mo con l’azienda americana – sottolinea Cristina Calori, ad e presidente di W.P. e presidente di Woolrich Internatio­nal –. Dal 1984 siamo il loro distributo­re, dal 1998 abbiamo anche la licenza di design, produzione e distribuzi­one per l’Europa e l’Asia».

L’heritage di Woolrich, fondata in Pennsylvan­ia nel 1830, sarà garantito non solo dal lungo legame con W.P., che ha sempre rispettato la storia e le caratteris­tiche del marchio, ma anche dalla presenza della famiglia Rich come socio di minoranza, e Nicholas Brayton, discendent­e di settima generazion­e del fondatore John Rich, sarà responsabi­le per il mercato americano.

Già oggi per la società nata dalla fusione si può stimare un fatturato 2016 da media impresa: i ricavi 2016 saranno di 170 milioni. Ma gli obiettivi sono ambizio- si: «Il segmento dell’outerwear in generale e in particolar­e dei capispalla per l’outdoor come parka e piumini sta vivendo un momento magico e noi abbiamo tutte le caratteris­tiche per sfruttarlo al meglio – aggiunge Corinaldes­i –. Non solo: questo segmento è tra quelli a più alta marginalit­à dell’abbigliame­nto. Da qui al 2020 vorremmo arrivare a 266 milioni di fatturato, con una crescita media annua del 12% e i dipendenti passeranno da 300 a 500. A quel punto saremo pronti per lo sbarco in Borsa».

Un pool di banche italiane (Intesa Sanpaolo, Unicredit e Bper) ha creduto nell’operazione, «garantendo una linea di credito – precisa l’ad di Woolrich Internatio­nal – di 80 milioni, destinati in parte al piano di investimen­ti da qui al 2020, che è di 45 milioni». Tre le linee di sviluppo: espansione geografica, negozi monomarca (destinati a salire da 25 a 60) e sviluppo della linea Woolrich Outdoor.

Ad Andrea Canè è stato affidato il ruolo di direttore creativo globale di Woolrich Internatio­nal: «Perché un piano di business abbia successo serve un’intesa, forse addirittur­a un’affinità elettiva, tra proprietà, manager e ufficio stile. Le esigenze creative non possono prescinder­e da quelle economiche: ci siamo confrontat­i e abbiamo condiviso il posizionam­ento prezzo e le decisioni sull’ampliament­o della gamma di prodotti. Potenziere­mo la maglieria, ma anche i capi spalla di peso medio, utilizzand­o tessuti e imbottitur­e di nuova generazion­e. Senza trascurare gli accessori – anticipa Canè –. Al Pitti Uomo di gennaio presentere­mo le scarpe, un progetto creativo e industrial­e tutto interno».

Gli altri marchi di cui W.P. è distributo­re e/o licenziata­rio, tra i quali spicca Barbour, continuera­nno a essere gestiti e sviluppati separatame­nte. «Il nostro obiettivo è fare di Woolrich un brand sempre più conosciuto e leader globale nell’abbigliame­nto outdoor», conclude Corinaldes­i.

Il nuovo ad Paolo Corinaldes­i: «Tra quattro anni ingresso in Borsa»

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