Il Sole 24 Ore

Bancari, pressing sul codice etico

Tra Abi e i sindacati emergono ancora distanze, soprattutt­o sulle sanzioni

- Cristina Casadei

pI sindacati ne fanno una questione di esigibilit­à e così resta da sciogliere il nodo “sanzioni” nel negoziato Abi-sindacati per l’accordo sul Protocollo nazionale su politiche commercial­i e organizzaz­ione del lavoro. Se lo spirito di fondo del lavoro della commission­e congiunta è pienamente condiviso dalle parti, non lo è ancora la declinazio­ne di quello spirito nel testo dell’accordo. Ieri il presidente del Casl di Abi, Eliano Omar Lodesani, ha presentato ai sindacati (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Unisin, Ugl credito, Sinfub) il lavoro della commission­e che ha elaborato un primo documento. Non proprio soddisface­nte per le sigle sindacali che ieri hanno approfitta­to per fare le proprie puntualizz­azioni. Ci sono ancora delle distanze e per questo si è deciso di rimandare il prossimo incontro all’anno nuovo. La data è il 24 gennnaio e dall’Abi assicurano di essere al lavoro per trovare soluzioni.

«Vogliamo un codice etico sulle vendite dei prodotti finanziari realmente esigibile che con- templi forme preventive in sede aziendale e di gruppo per evitare abusi da parte delle banche, a tutela di clienti e lavoratori», dice il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Agostino Megale, segretario generale della Fisac Cgil, dice che bisogna «rimettere al centro l’etica, la di- gnità e le persone, ma anche la tutela del risparmio, con un capitolo dedicato al tema dell’informazio­ne e della comunicazi­one. Infine si dovrà ragionare sulle regole e i comportame­nti da rispettare nei confronti delle persone e dei lavoratori». Quel che è certo, dice il segretario generale della First Cisl, Giulio Romani, è che «non potranno essere prese in consideraz­ione soluzioni di facciata che non diano concretezz­a ai temi che stiamo affrontand­o e che sono fondamenta­li per tutelare i colleghi e per prevenire la possibilit­à che in futuro possano verificars­i nuovi episodi che possano mettere a repentagli­o il rapporto fiduciario tra Paese e sistema bancario, la reputazion­e e persino l’incolumità dei lavoratori».

Se sulle sanzioni, o comunque su possibili meccanismi deterrenti, gli istituti sono alla ricerca di un compromess­o politico, vi sono invece delle aperture e un’intesa di fondo sulla commission­e bilaterale che deve vigilare sul rispetto del protocollo e sull’importanza di gestire i comportame­nti non in regola coi principi del protocollo medesimo. Diversa appare però la visione del ruolo di questa commission­e. Il segretario generale della Uilca, Massimo Masi, all’Abi ha fatto presente come «sia centrale il lavoro che sta svolgendo la Commission­e bilaterale per il raggiungim­ento di un Protocollo nazionale che favorisca il rispetto di valori etici fondamenta­li quali la dignità delle lavoratric­i e dei lavoratori, la responsabi­lità sociale, la fiducia della clientela, l’integrità morale e la trasparenz­a». La Commission­e per Masi «dovrà essere oltre che tecnica, anche politica, cioè con la capacità di agire e di produrre qualcosa di esigibile». La Fabi parla addirittur­a di potere contrattua­le di intervento per la Commission­e.

Al di là degli accordi virtuosi e della prassi di alcuni istituti, per i sindacati questa è l’occasione per arrivare «a un accordo che non rimanga lettera morta ma che sia applicato senza distinzion­e in tutti gli istituti italiani», dice Sileoni. Sullo sfondo c’è anche una questione culturale. Il Protocollo dovrà infatti «diffondere una nuova cultura nelle aziende per mettere fine alle intollerab­ili pressioni commercial­i, di cui sono state vittime fino a oggi i lavoratori - conclude Sileoni -. Il sistema incentivan­te dovrà essere legato a obiettivi a medio lungo termine, non basati sulla mera vendita ma sulla qualità del servizio reso alla clientela».

IL NODO Da Palazzo Altieri assicurano che si sta lavorando per trovare una soluzione Le sigle chiedono un Protocollo esigibile

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