Eternit, processo-bis ma per omicidio colposo
L’accusa a Schmidheiny meno grave
Da omicidio volontario a omicidio colposo plurimo aggravato: è questa l’ipotesi di reato definita dal giudice per le indagini preliminari di Torino nell’ambito del processo Eternit bis a carico di Stephan Schmidheiny, ai vertici della multinazionale svizzera. La decisione è arrivata nel pomeriggio, con il giudice Federica Bompieri che ha inoltre stabilito la competenza territoriale di altri tre tribunali in relazione alle 250 vittime di patologie correlate all’esposizione all’amianto: Vercelli per i 240 casi di Casale Monferrato, Napoli per gli 8 casi di Bagnoli, Reggio Emilia per i due casi di Rubiera, accanto a Torino per altre due vittime.
Una decidione che la procura di Torino è orientata ad impugnare e che è stata invece definita come una «vittoria» dalla difesa di Schmidheiny, rappresentata da Astolfo Di Amato. Per i familiari delle vittime, riuniti nell’associazione Afeva, si tratta di un passaggio « amaro » nel- la storia giudiziaria dell’Eternit e delle morti da amianto, che segue a due anni di distanza la sentenza della Cassazione in relazione al primo processo Eternit. In quel caso il reato ipotizzato era quello di disastro ambientale, considerato prescritto dai giudici.
«Con questa decisione – sottolinea Sergio Bonetto, uno dei legali di parte civile del processo Eternit – si allontana il momento in cui per queste morti si potranno finalmente accertare cause e responsabilità». Il riferimento è al rischio elevato di prescrizione e alla necessità che i dossier in capo finora alla Procura di Torino vengano trasmessi alle procure di Vercelli, Napoli e Reggio Emilia, dove la procedura dovrà rimettersi in moto. In quel caso poi si tratterà di vedere se i magistrati manterranno l’ipotesi di reato – la stessa definita nel processo per le morti Thyssenkrupp – o se decideranno di cambiarla.
Per il filone torinese del processo, comunque, una data di avvio già c’è, è il 14 giugno prossimo. Intanto sono un centinaio i «nuovi» casi arrivati ai magistrati di Torino che svolgono da anni le indagini su Eternit. Una vicenda giudiziaria che risale al 2001 quando il pubblico ministero Raffaele Guariniello apre un fascicolo sulla morte per amianto di 12 italiani che avevano lavorato in Svizzera, in uno degli stabilimenti della Eternit. Il maxi processo di Torino si apre nel 2009 e porta alla condanna per i due imputati – Schmidheiny accanto a Louis De Cartier, morto nel 2013. In primo grado a 16 anni, con l’appello la condanna sale a 18 anni, poi la Cassazione due anni fa ha dichiarato prescritto il reato di disastro ambientale. Nel frattempo la Procura di Torino ha aperto l’inchiesta Eternit bis per il reato di omicidio. Ieri l’ex magistrato Raffaele Guariniello ha commentato la decisione di Torino. «Dobbiamo avere una visione positiva, i processi si faranno» ha sottolineato Guariniello. «L’Italia – ha aggiunto – sarà l’unico Paese al mondo in cui Schmidheiny verrà portato in tribunale. E in quattro posti diversi».
LE REAZIONI La Procura di Torino vuole impugnare la decisione del gup La difesa: vittoria Le parti civili: fallimento della giustizia