Carife, in salita la strada per Parma
La trattativa non è rotta, ma poco ci manca. Sta di fatto che per l’accordo tra il Fondo di risoluzione e Cariparma per l’acquisizione di Carife la strada è tutta in salita.
Venerdì si è tenuta l’ultima riunione degli organi dello schema volontario del Fondo interbancario, che nella partita potrebbe avere un ruolo decisivo, ma da allora sembrano essersi interrotte le comunicazioni tra gli interlocutori. Tanto è vero che ormai c’è chi considera improbabile il buon esito della trattativa, e sta lavorando su possibili piani alternativi.
A quanto si apprende, sul tavolo sarebbe finita non solo Cariferrara, formalmente di proprietà dell’Autorità di risoluzione (cioè Bankitalia), ma anche la Cassa di Cesena (che invece è dello schema volontario, che l’ha recentemente ricapitalizzata per 280 milioni) e quella di Ri- mini, in attesa di un’iniezione da circa 100 milioni. Cariparma, guidata dal ceo Giampiero Maioli, si sarebbe dichiarata disponibile a rilevare tutte le tre banche, ma sul prezzo e sulle condizioni - in particolare una completa pulizia dei crediti deteriorati, verosimilmente a carico del Fondo interbancario - non si sarebbe trovato un accordo. Di qui, appunto, la situazione di stallo. Che però non può protrarsi all’infinito: alla pari di Banca Marche, Popolare Etruria e CariChieti (ormai nell’orbita di Ubi), anche Carife necessita di accasarsi in tempi brevi, onde non forzare troppo la mano alla Commissione europea.