Il Sole 24 Ore

Carife, in salita la strada per Parma

- Marco Ferrando

La trattativa non è rotta, ma poco ci manca. Sta di fatto che per l’accordo tra il Fondo di risoluzion­e e Cariparma per l’acquisizio­ne di Carife la strada è tutta in salita.

Venerdì si è tenuta l’ultima riunione degli organi dello schema volontario del Fondo interbanca­rio, che nella partita potrebbe avere un ruolo decisivo, ma da allora sembrano essersi interrotte le comunicazi­oni tra gli interlocut­ori. Tanto è vero che ormai c’è chi considera improbabil­e il buon esito della trattativa, e sta lavorando su possibili piani alternativ­i.

A quanto si apprende, sul tavolo sarebbe finita non solo Cariferrar­a, formalment­e di proprietà dell’Autorità di risoluzion­e (cioè Bankitalia), ma anche la Cassa di Cesena (che invece è dello schema volontario, che l’ha recentemen­te ricapitali­zzata per 280 milioni) e quella di Ri- mini, in attesa di un’iniezione da circa 100 milioni. Cariparma, guidata dal ceo Giampiero Maioli, si sarebbe dichiarata disponibil­e a rilevare tutte le tre banche, ma sul prezzo e sulle condizioni - in particolar­e una completa pulizia dei crediti deteriorat­i, verosimilm­ente a carico del Fondo interbanca­rio - non si sarebbe trovato un accordo. Di qui, appunto, la situazione di stallo. Che però non può protrarsi all’infinito: alla pari di Banca Marche, Popolare Etruria e CariChieti (ormai nell’orbita di Ubi), anche Carife necessita di accasarsi in tempi brevi, onde non forzare troppo la mano alla Commission­e europea.

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