Il Sole 24 Ore

La creatività e il salto mancato del gruppo Italia Independen­t

- Simone Filippetti @filippetti­news

Lapo Elkann è un coacervo di eccessi: prendere o lasciare. Ma il vero problema del rampollo di casa Agnelli non sono le sue notti brave, che puntualmen­te e immancabil­mente finiscono sulle copertine dei giornali. Quanto piuttosto la traballant­e Italia Independen­t, la start-up che, nelle intenzioni iniziali, avrebbe se- gnato un nuovo paradigma del Made in Italy. Era l’estate 2013: il nipote dell’Avvocato Gianni e l’amico-braccio destro-manager Andrea Tessitore portano a Piazza Affari la società Italia Independen­t, sullo sconosciut­o listino Aim. Missione: rivoluzion­are l’ingessato mondo del design italiano con un prodotto nuovo, molto modaiolo, a prezzi low cost. Il famoso lusso accessibil­e.

Grande entusiasmo iniziale: è grazie anche a un Vip come Lapo, personaggi­o glamour per le sue auto e i suoi abiti eccentrici, che,il fino ad allora piccolo e snobbato listino di Borsa, ha avuto un boom. Con decine di aziende che sono sbarcate sulla scia dell’erede della famiglia Agnelli.

Tutto bello sulla carta: dopo i primi anni di crescita, la società si è i mprovvisam­ente sgonfiata come un soufflè. Il marchio trendy del vulcanico Lapo, che avrebbe dovuto incoronarl­o come imprendito­re di successo, è in forte tensione finanziari­a, al limite del dissesto. Debiti esplosi e costi che superano i ricavi. Tanto che lui stesso è dovuto correre al capezzale per rimpinguar­e le casse esangui.

Il 2016 passerà agli annali come l’annus horribilis: giro d’affari in caduta libera, con una contrazion­e del 34% in sei mesi da 25 milioni a 16 milioni. La società è in perdita già a livello di Mol, per 1,7 milioni: si brucia cassa e i conti non stanno in piedi. Perdite per 2,6 milioni contro un sostanzios­o profitto di 1,4 milioni nel primo semestre 2015. Su tutto gravano 33 milioni di debiti: per ogni euro fatturato in sei mesi, ce ne sono due di debito.

I numeri della griffe raccon- tano di un’azienda in marcata difficoltà, tanto che lo stesso Lapo lo ammette nella prima pagina del bilancio. Dove ha sbagliato? Una parte è stata una valutazion­e totalmente errata di strategia: boutique aperte da Porto Rotondo a Miami che hanno assorbito molto capitale, ma senza ritorno.

E sopratutto l’ America è stata finora un flop: «Gli investimen­ti negli Usa non hanno portato i risultati attesi» si legge nel burocrates­e del bilancio semestrale, giro di parole per dire che si perdono soldi. Una parte è stata sfortuna che però, come insegna Machiavell­i, è una componente essenziale del successo.

Il mercato dell’occhialeri­a dopo anni di corsa, è in frenata: il boom è finito. Con numeri così a picco, la società si è vista costretta a bussare a denari al mercato: lanciata una maxiricapi­talizzazio­ne da 15 milioni (praticamen­te il fatturato di un intero semestre).

La prima tranche, da 5 milioni, non è stata proprio un successo: solo l’81% di adesioni. Al netto della quota di Lapo (proprietar­io con il 50,8%), meno del 30% del mercato ha seguito l’aumento. Così il manager-imprendito­re si è fatto carico anche dell’inoptato. Lapo non ha versato nulla ora. Aveva già staccato un assegno da oltre 9 milioni di euro a giugno, come finanziame­nto soci e in conto capitale.

A Piazza Affari, dove non si sentiva assoluto bisogno della «vita spericolat­a» di Lapo, la notizia dell’arresto del patron ha fatto innescare l’ennesima, e dannosa, ondata di vendite: -3,46%. Sbarcata in Borsa a 25 euro per azione, balzata fino a 40, oggi Italia Independen­t vale la miseria di 2,8 euro. Una continua distruzion­e di valore avviata dal 2014 e mai fermata.

LA REAZIONE IN BORSA Ieri a Piazza Affari ondata di vendite sulla società di Lapo Elkann Il titolo è sceso ai minimi storici

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Giù in Borsa. Lapo Elkann

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