Carney: «La City è centrale per la Ue»
p «Il Regno Unito è a tutti gli effetti il banchiere d’investimento dell’Europa » . In margine al Financial stability report, nel giorno degli stress test sulle banche britanniche, il governatore Mark Carney si sfila un sassolino. Quel sassolino che gli aveva infilato, con grande garbo, il presidente della Bce, Mario Draghi ricordando i rischi della Brexit, fenomeno spiacevole per tutti, spiacevolissimo soprattutto per Londra. Ieri Carney s’è sentito autorizzato a puntualizzare che le attività finanziarie della City «sono cruciali per le i mprese dell’Unione europea ed è nell’interesse della Ue garantirsi una transizione ordinata e il continuo accesso ai servizi». Come dire: i rischi sono pesanti anche oltre la Manica se la Brexit si dovesse avvitare in un percorso complesso.
Il banchiere canadese che dirige l’istituto centrale britannico non ha risparmiato neppure il governo di Theresa May. «È auspicabile – ha detto - che le imprese siano messe a conoscenza del destino ultimo dei negoziati. Devono essere al corrente quanto più possibile e quanto più presto possibile dell’obbiettivo finale della trattativa. Solo la chiarezza può agevolare una transizione composta». Chiarezza e rapidità, dunque. Punti sui quali Theresa May non s’è affatto esercitata. L’articolo 50 lo attiverà nove mesi dopo il referendum e sulla qualità della trattativa che intende avviare con la Ue è buio pesto.
Ad accelerare la dinamica ci penserà, probabilmente, Donald Trump che minaccia politiche alle quali dovrà essere data una rapida risposta. E anche sul presidente-eletto, Carney, ha detto la sua, considerando il protezionismo della prossima amministrazione una minaccia alla crescita. «È possibile che il rallentamento delle dinamiche commerciali – ha detto – che abbiamo visto di recente acceleri, sospinto dalle scelte della maggiore economia del mondo». Ovvero gli Stati Uniti di Trump. «Il fenomeno non necessariamente – ha aggiunto Carney – colpirà la Gran Bretagna, ma il Paese potrà soffrire le ricadute dell’effetto globale».