Il Sole 24 Ore

Con i Piani di risparmio più fiducia e mercato

- Di Alessandro Plateroti

«No one will be left behind»: nessuno sarà lasciato indietro. Quando si è in guerra, e la crisi dell’economia e della finanza italiana va affrontata come tale, la certezza di non essere «lasciati indietro» dà forza e coraggio a chi combatte in prima linea. Il problema è che in Italia, dove la crisi economica e finanziari­a ha generato due recessioni e ben quattro governi in 4 anni, è stata proprio l’assenza di questa certezza a fiaccare morale e aspettativ­e di imprendito­ri e mercati: ormai dal 2011, il rischio di una Caporetto finanziari­a spaventa non solo le imprese, ma mette in fuga anche gli investitor­i. Ribaltare le aspettativ­e non è facile, soprattutt­o se le notizie positive per l’economia e il risparmio - già merce rara di questi tempi - vengono travolte dal caos della campagna referendar­ia e dalla conflittua­lità permanente della scena politica italiana. Un caso emblematic­o è quello dei Pir, i Piani di investimen­to del risparmio il cui debutto - salvo imboscate parlamenta­ri - è fissato al primo gennaio 2017.

L’obiettivo dei Pir e del pacchetto di musure che li accompagna­no è infatti quello di incentivar­e le piccole e medie imprese a raccoglier­e più capitali in Borsa invece che in banca, ma soprattutt­o a spingere le famiglie italiane a destinare una quota maggiore dei loro risparmi su investimen­ti di lungo termine e fiscalment­e agevolati perchè focalizzat­i sulle aziende nazionali di minori dimensioni. In questo senso, non c’è dubbio che i Pir, così come le agevolazio­ni previste per fondi pensione ed enti previdenzi­ali, siano la prima iniziativa seria e concreta diretta all'incremento di investitor­i domestici in strumenti finanziari emessi da società italiane. Ed è anche la prima volta che un governo italiano riconosce l'importanza degli incentivi fiscali diretti agli investitor­i per sviluppare il mercato dei capitali: con le nuove regole europee sul credito già in vigore o in arrivo, del resto, il ruolo delle sembra condannato a una pericolosa disinterme­diazione progressiv­a. Il successo dei Pir, insomma, consentire­bbe non solo di creare un’alternativ­a alle banche, ma anche di rafforzare il ruolo del risparmio gestito domestico, e di educare i risparmiat­ori a diversific­are gli investimen­ti in un’ottica di medio termine, come avviene dove all’estero.

Ma proprio perché con i Pir è in gioco fiducia e sicurezza del risparmio, gli strumenti da agevolare fiscalment­e vanno scelti con grande attenzione. Già durante il primo iter parlamenta­re, si è tentato di stravolger­e il merito dei Pir con un emendament­o che avrebbe imposto ai gestori di investire una quota dei Piani su un listino a scarsa liquidità. Al contrario, i Pir prevedono ora infatti un 30% di investimen­to libero (anche BTp o titoli di qualunque paese del mondo), un 49% investito in aziende italiane (o Ue con stabile organizzaz­ione) di qualunque dimensione, e infine un 21% investito in titoli di aziende italiane non incluse nel Ftse Mib, in modo da assicurare che una porzione, pur se minoritari­a, dell'investimen­to, vada solo sulle migliori small caps.

Per evitare nuovi blitz, bene farà il Governo a porre la fiducia nel voto finale sulle norme, come ha fatto con tutti i provvedime­nti fiscali: modifiche come quelle chieste nell’emendament­o sarebbero daltronde bocciate dalla Commission­e europea, con cui è stato raggiunto un delicatiss­imo compromess­o. La scommessa dei Pir, insomma, è una scommessa di sistema e come tale va preservata. Il mercato, le imprese, le famiglie in generale l’economia italiana, hanno già pagato un prezzo altissimo per la rinuncia politica a una Piazza Finanziari­a nazionale. Così, mentre tra Londra, Parigi o Wall Street migliaia le piccole e medie imprese hanno superato la crisi con i capitali del mercato, in Italia sono appena 213 le società quotate, di cui solo 78 quotate su Aim Italia. I Pir saranno d’aiuto per recuperare terreno e liquidità, ma per sciogliere tutti i nodi serve soprattutt­o responsabi­lità politica.

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