Sarraf: Italia decisiva per la sponda Sud del Mediterraneo
Jacques Jean Sarraf (Businessmed) a Roma: «L’Europa investa di più»
p Rilanciare gli investimenti nell’area della sponda Sud del Mediterraneo, non solo da parte delle grandi imprese ma, e soprattutto, delle Pmi. «Come Businessmed siamo pronti ad agevolare le aziende che vorranno non solo esportare ma anche investire in questi Paesi, creando una corsia preferenziale che acceleri le procedure e faccia superare gli eventuali ostacoli che le imprese possono incontrare».
È il messaggio che Jacques Jean Sarraf sta ripetendo negli appuntamenti istituzionali che ha in agenda nella sua visita nella Capitale: prima al Forum Euro-Mediterraneo, che si è svolto mercoledì in Confindustria ed è stato aperto dal presidente Vincenzo Boccia, poi al Med Dialogue 2016, la conferenza internazionale sui temi dell’area del Mediterraneo, organizzata dalla Farnesina e dall’Ispi e che si concluderà domani. Nel suo ruolo di presidente di Businessmed, l’organizzazione che riunisce le associazioni imprenditoriali di 22 Paesi dell’area Med, si sta impegnando per dare una nuova spinta al partenariato economico.
«Vogliamo attrarre investimenti e creare occupazione. Un modo anche per arginare le emigrazioni. L’Italia può avere un ruolo centrale nel rilancio del Mediterraneo», è il pensiero di Sarraf, libanese, presidente del gruppo Malia, società che spazia dalle tecnologie, alle costruzioni, alla distribuzione di beni di consumo, al settore farmaceutico. C’è l’intento di intensificare i rapporti, con il Libano in particolare, come è stato sottolineato nell’incontro con la presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha ricevuto Sarraf e una delegazione di imprenditori libanesi a Palazzo San Macuto (in segno di amicizia un cedro del Libano è stato piantano nel Chiostro della Cisterna).
Il primo appuntamento della sua visita in Italia è stato in Confindustria: un incontro istituzionale ma anche operativo, con oltre 300 imprenditori italiani e dell’area Med che hanno parlato faccia a faccia di business. Quali saranno le prossime tappe operative?
Vogliamo avere il ruolo di facilitatori nei rapporti tra le imprese. Businessmed ha istituito nelle organizzazioni imprenditoriali dei Paesi membri desk di accoglienza per le aziende: vogliamo favorire investimenti, lo scambio tecnologico, aiutare a trovare il partner adatto a chi vuole investire. In questa sfida è importante poter collaborare con Confindustria e avere come vice presidente di Businessmed Alberto Baban, presidente della Piccola industria di Confindustria, proprio per attrarre le Pmi.
Quale ruolo può svolgere il nostro Paese?
L’Italia ha un ruolo di cerniera e può svolgere un compito importante nel rilanciare i rapporti economici nell’area del Mediterraneo e con il Libano in particolare. È emerso sia nel Forum in Confindustria, sia nel corso del dibattito del Med Dialogue, stando alle parole del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Con il Libano l’Italia è stata per molti anni primo partner commerciale. Oggi sia nel mio Paese, sia in vaste zone dell’area Med c’è una predominanza degli investimenti cinesi. L’Italia, l’Europa devono investire di più e non limitarsi agli scambi commerciali. Ci sono settori prioritari? Il campo di collaborazione è assai vasto. Si va dalla meccanica, ai beni di largo consumo, all’agroindustria, alle tecnologie, alla farmaceutica, alla ricerca.
Sono pochi i Paesi dell’area dove c’è la pace e una stabilità politica. E questo indubbiamente è un freno...
Si, ma a maggior ragione dobbiamo spingere l’acceleratore sulla collaborazione economica. È con lo sviluppo e la crescita che si può creare ricchezza, offrire lavoro, frenare i flussi di emigrazione.
L’accordo di Barcellona del 1995, noto come partenariato euromediterraneo, avrebbe dovuto imprimere una svolta nei rapporti tra Ue e area Med. Invece?
Invece non ci sono stati i risultati che ci si aspettava. A tal punto che le organizzazioni delle imprese dei Paesi membri di Businessmed non sperano in una nuova intesa complessiva. In questi anni si è andati avanti con intese bilaterali siglando accordi di libero scambio, a patto che i Paesi del Mediterraneo raggiungessero un certo standard di efficienza e buona governance. È stato fatto senza avere un’agenda precisa da parte dell’Europa, in cui una politica mediterranea è mancata. E ora qual è il suo auspicio? Una nuova primavera europea, dove sia la Ue, e non altri Paesi, a preoccuparsi di una stabilizzazione dell’area. Con un impegno politico e favorendo il rilancio economico.