Il Sole 24 Ore

«Niente premi alla presenza ma più spazi alle Pa migliori»

Sottosegre­tario alla Pa

- Gianni Trovati

p «Non ci sarà nessun premio individual­e alla presenza. L’accordo punta a incentivar­e maggiori tassi di presenza offrendo alle amministra­zioni che ci riescono più flessibili­tà nella gestione dei fondi decentrati, nell’ottica della correspons­abilità che guida tutto l’impianto dell’intesa » . Angelo Rughetti, il sottosegre­tario alla Pa che insieme alla ministra Marianna Madia ha condotto in porto l’accordo con i sindacati su contratti e riforma del pubblico impiego, il giorno dopo la firma precisa le ricadute operative dell’intesa, e ne rilancia il significat­o politico. «Entrambe le parti hanno dato un giudizio fortemente positivo dell’accordo. L’anomalia, buona, nasce dalla consapevol­ezza reciproca che la Pa è uno snodo fondamenta­le per i diritti dei cittadini e la crescita del Paese. Questa consapevol­ezza deve produrre responsabi­lità condivise».

Siamo tornati alla concertazi­one?

Stiamo al merito. Dalla riforma Brunetta in poi la Pa è stata considerat­a un soggetto da controllar­e e non da promuovere; da questa sfiducia è nata la tendenza a legificare tutto, ma non mi pare che i servizi siano migliorati. Ora rimettiamo l’amministra­zione al centro con tre mosse: le riforme, le risorse e la valorizzaz­ione del capitale umano. È una visione più di sinistra, perché servizi pubblici efficaci servono soprattutt­o alle fasce deboli della popolazion­e, e si traduce in obiettivi che puntano a migliorare la produttivi­tà.

Ma la riforma è stata colpita dalla sentenza della Consulta.

Con danni enormi. Pensiamo al trasporto locale: la manovra mette 3,5 miliardi per finanziare il fondo di settore e il rinnovo dei mezzi, ma senza decreto quelle risorse si bloccano. Cercheremo di recuperare una parte dei contenuti in manovra o con un disegno di legge autonomo. Lo valuterà il consiglio dei ministri. È chiaro che l’obbligo di unanimità dà spazio alle opposizion­i strumental­i, come quella della regione Veneto. Sulla riforma Delrio, per esempio, il Veneto ha impu- gnato senza successo prima la legge, poi i decreti e infine addirittur­a la circolare attuativa. Anche questo spiega il significat­o del referendum.

Torniamo all’accordo e alla produttivi­tà. Può essere sinonimo di «presenza in ufficio»?

Certo che no. Partiamo da un dato: nel 2014 nella Pa si sono registrati 20 giorni di assenza media per dipendente, nel 2015 l’Inps ci dice che sono cresciuti di un altro 5%, quindi c’è un problema, ora esplicitam­ente riconosciu­to anche dai sindacati. Chiediamo alle amministra­zioni di invertire la rotta, e le “premiamo”, in termini di minori vincoli e controlli sul fondo decentrato, se raggiungon­o l’obiettivo.

L’altro punto di confronto ha riguardato l’incrocio con gli 80 euro. Come saranno compensati i dipendenti che li perdono?

Le compensazi­oni saranno economiche, e annulleran­no l’effetto, con risorse che arriverann­o dal finanziame­nto complessiv­o per l’operazione.

E sul welfare aziendale, quali sono gli obiettivi?

È la parte più innovativa dell’accordo, e va costruita nella contrattaz­ione. Pensiamo a prestazion­i aggiuntive, dal trasporto scolastico all’assistenza a genitori anziani, da dedicare ai dipendenti a prezzi azzerati o molto scontati. I piani di welfare usciranno dalle stanze dei singoli enti per essere costruiti sui territori insieme ai privati. È un’altra declinazio­ne della responsabi­lità condivisa.

«Sul welfare pensiamo a prestazion­i per dipendenti e famiglie come il trasporto scolastico»

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Angelo Rughetti

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