Ogni sera rischio blackout per inseguire il fotovoltaico
pAbbiamo centrali elettriche per ogni dove, molte più centrali di quante non ne servano, ma il rischio di blackout torna a proporsi. Per motivi diversissimi da quelli del grande buio che il 28 settembre 2003 spense l’Italia. Il rischio, stavolta, si gioca ogni giorno; si ripete tutti i pomeriggi attorno alle 18. Ciò che tutti i giorni mette sotto stress estremo il sistema elettrico italiano (e non solamente italiano) si chiama “rampa”.
Non rischiamo perché non abbiamo centrali ma perché il sistema elettrico sta cambiando paradigma e si trova a cavallo fra due tecnologie, le centrali termoelettriche e le centrali a energie rinnovabili. Si trova a cavallo fra queste tecnologie anche la rete che muove i chilowattora, e potrebbero non bastare i colossali pacchi di batterie d’emergenza che sono in allestimento lungo le linee di alta tensione di Terna, temono gli esperti del Wec (World energy council) e del centro ricerche energetiche Cesi che hanno completato lo studio «Le rinnovabili nel sistema elettrico».
Che cos’è la “rampa” così temuta? È quel fenomeno che si ripete ogni pomeriggio quando il sole tramonta: si spengono le centrali solari — secondo l’analisi del Wec l’Italia è prima al mondo per peso dell’energia del sole —e a mano a mano che velocissima cala la produzione fotovoltaica devono accendersi le lente centrali termoelettriche. Questa salita accelerata è stata chiamata appunto “rampa”. È come costringere sollevatori di pesi a correre la staffetta 4x100.
Gli impianti termici ogni sera vengono forzati per riuscire a stare al passo con la caduta del sole, e ogni sera si ripete il miracolo che, in quel paio d’ore a piena manetta, tutto è andato liscio. L’avaria a una centrale potrebbe gettare nello scompiglio tutto il settore.
Lo studio del Wec e del Cesi aggiunge che in Italia gli scherzi normativi sugli incentivi hanno generato distorsioni pesanti e oggi hanno paralizzato i nuovi investimenti nel settore dell’energia pulita. La rete di cavi elettrici non è ancora adeguata al nuovo assetto fra produzione e consumo, e un’avaria oggi avrebbe conseguenze assai più vaste rispetto a pochi anni fa. Un guasto sulla rete nella zona di Napoli (è l’esempio presentato nell’analisi di Alessandro Clerici del Wec) potrebbe creare conseguenze gravi su tutto il Centro-Sud.
Qualche cifra. In Italia la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è sempre più rilevante, pari al 44% del totale. In particolare le fonti “intermittenti” (eolico e fotovoltaico) incidono per il 14,5% sul mix di produzione.
Tra queste, il fotovoltaico vale l’8% della generazione complessiva, quota record che colloca l’Italia prima al mondo per produzione percentuale da solare. Gli ingegneri e gli economisti del Wec chiedono che queste tecnologie abbiano un’integrazione efficiente e una chiara politica energetica.
Dice Marco Margheri, presidente del World energy council Italia: «In questa transizione, le eccellenze dell’industria energetica nazionale potranno cogliere importanti opportunità» ma, ammonisce Matteo Codazzi, amministratore delegato del Cesi, «ciò comporta la necessità di definire un nuovo market design per gestire un mercato molto più variabile». In altre parole per Alessandro Clerici, che ha condotto lo studio del Wec, è urgente «evitare che le fonti rinnovabili anziché essere una risorsa diventino un problema».
CORRENTE SULLA «RAMPA» Al tramonto le centrali solari si spengono velocemente e gli impianti termoelettrici sono forzati in accelerazione per soddisfare la domanda