Il Sole 24 Ore

Norcia «fai da te» in attesa degli aiuti

Malcontent­o per la classifica­zione dei danni e la tempistica di consegna dei container Alcune decine di famiglie si sono r iunite in gruppi e hanno acquistato le casette di legno in vista dell’inverno

- Mariano Maugeri

Norcia ha l’aspetto di un villaggio circense in attesa di uno spettacolo rinviato a data da destinarsi. A un mese dal sisma distruttiv­o del 30 ottobre, la situazione si è polarizzat­a: da una parte ci sono decine di famiglie con un minimo di disponibil­ità economica che hanno rastrellat­o in giro per l’Italia le casette di legno (costo dai 3mila agli 8mila euro); dall’altra i forzati del sisma infagottat­i nei piumini e costretti a dormire in tende da 40 posti o nelle auto.

«Cinquemila persone sono uguali a cinquemila problemi» dice un nursino che viveva in una delle 25 frazioni incastonat­e in queste valli seminate di macerie. Un rebus che ha generato la prima ricostruzi­one fai da te nella storia dei terremoti in Italia. La triangolaz­ione tra sindaci, Protezione civile regionale e Regione Umbria ha spinto i più pragmatici a rompere gli indugi e a organizzar­si autonomame­nte. L’unione, anche in questi casi, fa la forza. A lavorare per lo stesso obiettivo sono nuclei di almeno tre famiglie. Basta individuar­e un luogo - come mostra la foto della frazione Case sparse - con l’allacciame­nto idrico e la rete fognaria. All’energia elettrica ci pensano i tecnici dell’Enel, che su richiesta intervengo­no ovunque nascano questi villaggi-ranch. Dice Roberto Pasqua, presidente della Comunanza agricola di Castellucc­io, che si divide tra una casetta di legno a Norcia e una di cemento a pochi chilometri da San Benedetto del Tronto: «Quando abbiamo capito che i tempi si sarebbero allungati oltre ogni limite, siamo corsi ai ripari».

A rientrare nelle case non ci pensa nessuno, neppure quelli che potrebbero farlo. Più di qualcuno fa notare che all’Aquila le cose avessero preso un’altra piega, malgrado si fosse alla vigilia dell’estate e non dell’inverno. I poteri straordina­ri sottratti alla Protezione civile e decine di bandi di gara hanno rallentato i processi decisional­i. I container collettivi potrebbero essere l’ancora di salvezza per chi non è stato in grado di scucire 5mila euro per una casetta di legno. Ma gli abitanti di Norcia mettono le cose in chiaro. Gino, il tabaccaio con il negozio accanto la Basilica di San Benedetto, ringhia davanti a una tv locale: «Vogliamo un container per ogni nucleo familiare». Fabio Paparelli, vice della Marini, rassicura tutti: «I container saranno modulari e organizzat­i come un ostello. Zona notte al massimo con tre o quattro letti. Prima o dopo Natale contiamo di montarli in una dozzina di frazioni».

Altro tema dei temi: chi avrà diritto alla casetta? La legge parla chiaro: solo coloro che hanno l’abitazione in categoria “e”, quindi inagibile per rischio struttural­e. «Ma anche chi ha le abitazioni in categoria “c”e “d” ha subìto danni rilevanti», osserva Andrea Liberti, il consiglier­e regionale del M5s che su questo argomento ha presentato un’interrogaz­ione al presidente della giunta regionale Catiuscia Marini.

La sensazione è che manchi una regia. Martedì ne hanno avuto la controprov­a le categorie economiche che avevano convo- cato i 12 deputati umbri a un confronto senza peli sulla lingua. «Si sono presentati solo tre parlamenta­ri, gli altri erano impegnati nella campagna referendar­ia» allarga le braccia Bianconi, presidente degli albergator­i umbri e proprietar­io di una mezza dozzina tra hotel e ristoranti a Norcia. Bianconi è uno che va diritto al punto: «Abbiamo suggerito una serie di emendament­i, ma ci hanno risposto che il decreto terremoto è blindato».

Per gli imprendito­ri il sisma dev’essere un’occasione di rinascita e non un modo per rattoppare qualche albergo.

Di turismo e di agricoltur­a vivono queste 25 frazioni. Ovunque si vada, ci si imbatte in piccole aziendine agricole con asini, cavalli e greggi di pecore. Roberto Canali, un ragazzo metà romano e metà nursino, inventore dell’associazio­ne “We are Norcia”, ha messo al sicuro i suoi muli a Spoleto. Stavano per morire per mancanza d’acqua. Da settimane Roberto dorme in macchina, ma ora si è trasferito in un furgone. «Il filtro antipartic­olato delle auto non regge l’accensione del motore per una notte intera», racconta.

A un mese dal terremoto, mangiare, dormire e farsi una doccia è ancora un percorso a ostacoli. Una trappola alla quale è sfuggito Emiliano Brandimart­e, 28 anni, l’ultimo dei mohicani di Castellucc­io, un paese deserto avvolto da temperatur­e tutt’altro che miti e presidiato dagli uomini del V reggimento alpini di Vipiteno. Brandimart­e, che è figlio d’arte, non ha voluto sentire ragioni: è rimasto con i suoi 60 cavalli di razza maremmana e haflinger nella piana ai piedi del Monte Vettore, libero come l’aria e con in testa la frase di un capo pellerossa. «Che cos’è la vita? Il lampo di una lucciola nella notte e il respiro di un cavallo d’inverno».

LE IMPRESE RICETTIVE Bianconi (albergator­i umbri): «Abbiamo suggerito una serie di emendament­i ma ci hanno risposto che il decreto terremoto è blindato»

 ??  ??
 ??  ?? I due volti. Sopra, un viale di casette acquistate direttamen­te dai cittadini, in frazione Case sparse, a Norcia. Qui a sinistra, la basilica di San benedetto, distrutta dal sisma dello scorso 30 ottobre
I due volti. Sopra, un viale di casette acquistate direttamen­te dai cittadini, in frazione Case sparse, a Norcia. Qui a sinistra, la basilica di San benedetto, distrutta dal sisma dello scorso 30 ottobre

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy