Il Sole 24 Ore

Il «metodo» Peuterey su estero e digitale

La presidente Lusini: «Ci insediamo, come in Asia, gradualmen­te» Ricavi 2016 a 75 milioni

- Di Giulia Crivelli

a Beato il Paese che non ha bisogno di quote rosa, direbbe forse oggi Bertolt Brecht. Ma serve battersi per una presenza più equa delle donne nel mondo del lavoro e in particolar­e nelle posizioni apicali? Serve, serve.

Come dimostra la storia di Francesca Lusini, dal 2011 presidente del gruppo Peuterey: determinat­a e allo stesso tempo autoironic­a con se stessa e il suo ruolo. Capace di correggere la strada senza perdere di vista la sua visione del brand. Incline ad ascoltare collaborat­ori e interessat­a ai cambiament­i della società, anche grazie alla sua formazione. È laureata in legge ma dal 2009 al 2011, prima di diventare presidente, è stata responsabi­le per le risorse umane di Peuterey e oggi «sente una grande responsabi­lità verso i 500 dipendenti del gruppo e le loro famiglie». Anche per questo si sta studiando il progetto di un asilo in fabbrica, una scelta di welfare aziendale che spesso aziende ben più grandi non fanno.

«L’esercizio fiscale si chiude il 31 marzo e prevediamo un fatturato di 75 milioni, in crescita del 7% rispetto al 2015 e con una quota di export del 30% – spiega Francesca Lusini dalla sede di Altopascio (Lucca) del gruppo Peuterey –. Già da qualche anno l’obiettivo è aumentare il peso del mercati esteri, ma lo stiamo facendo con il “metodo Peuterey”: costituire filiali e insediarsi in un Paese o in un’area, come l’Asia, passo dopo passo. Non cerchiamo esplosioni di fatturato di breve, vogliamo far conoscere il marchio per dargli un futuro a medio e lungo termine».

Oltre a una campagna di respiro internazio­nale, affidata al duo Mert Alas e Marcus Piggott, e a investimen­ti mirati nel digitale (si veda l’articolo a fianco), Francesca Lusini e il suo team vogliono riportare l’attenzione su capi iconici del brand, come accadrà nei giorni del prossimo Pitti Uomo (10-13 gennaio). «Organizzer­emo un evento a Firenze: sarà l’occasione per mostrare a tutti che Peuterey ruota intorno al capospalla, ma sta estendendo il suo stile alla maglieria e agli accessori . Anche per questo abbiamo scelto come direttore creativo Federico Curradi, che ha lavorato per Cavalli, Iceberg ed Ermanno Scervino. Penso che ora la squadra sia davvero affiatata: da maggio il ceo è Tiziano Bonacchi, che prima ricopriva la carica di cfo del gruppo, conosce a fondo l’azienda e ne condivide la visione».

Il gruppo ha in portafogli­o anche i marchi Aiguille Noire, Geospirit e Post Card, acquistato nel 2012. «Il 2017 sarà l’anno dell’espansione all’estero e della focalizzaz­ione su Peuterey, Post Card merita una strategia di rilancio a sé – conclude la presidente del gruppo –. Se volessimo fare tutto insieme disperdere­mmo troppe energie, ma arriverà anche il momento di Post Card».

Il posizionam­ento di Peuterey per Francesca Lusini è una certezza: «Il mercato è difficile, per tutti, ma noi restiamo nel segmento premium e abbassare i prezzi vorrebbe dire automatica­mente abbassare la qualità, perché noi abbiamo sempre puntato sul giusto rapporto qualità-prezzo. Non vogliamo speculare né strizzare i margini: l’obiettivo è crescere grazie a tecnologia e innovazion­e per creare prodotti con un’anima e se possibile fuori dal tempo e lontani quanto basta dalla moda o dalla tendenza del momento».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy